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The BIG BRUNCH post

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E’ passato un bel po’ di tempo, ormai. Ci sarà chi di me si sarà dimenticato, chi ogni tanto passa sul blog per vedere se ci sono novità (e non avrà trovato nulla, né un segno, né una parola), chi invece lo sa e lo ha sempre saputo che io ci sono.



Questa volta non vi racconterò nessuna storia. No, non sono cambiata. Le circostanze che mi avvolgono però sì. Sapevo che questo momento, prima o poi, sarebbe arrivato. Lo immaginavo. In realtà però io avrei voluto evitare tutto questo, credevo di potercela fare, ce la volevo fare. Evidentemente però la mia debolezza, la mia fragilità emotiva non me l’ hanno permesso. La mia anima anticonformista, alternativa e fondamentalmente pazza non si è fatta sentire abbastanza, e io sono caduta, impotente.



E’ strano all’inizio vivere le previsioni fatte in precedenza. Sembra tutto così ovvio, così programmato, già vissuto. Il tempo passa, non si ferma, ti toglie il respiro. Che poi non capisco proprio come questi aspetti ci condizionino la vita.  Meno male che ci sono i Pink.



Every year is getting shorter, never seem to

find the time.

Plans that either come to naught or half a

page scribbled lines […]”



Pink Floyd, The Dark side of the moon, Time









Sono tornata, questo è l’importante. Il resto non conta.



Ho voluto fare un ritorno un po’ diverso dal solito. Era un test che ideavo da un po’ di tempo, questa era l’occasione giusta. Avete presente i big post?! Quelli che fanno solitamente Linda o Katie?! Ecco, sono un genere che personalmente apprezzo moltissimo. Seguendo un tema si pubblica una serie di ricette, tutte nello stesso post, appunto in un big post. Un post ricco, divertente, simpatico e coerente.

Per iniziare e per vedere se piace (soprattutto per vedere se risulta patetico nel mio caso ;)) sono partita da un argomento semplice e conosciuto: il brunch.

Una moda diffusa ormai in tutto il mondo, se ci pensiamo un attimo agli inglesi dobbiamo solo la genialità del nome (breakfast+lunch=brunch), perché in realtà, non so voi, ma a casa mia anche se non aveva un nome preciso si è sempre fatto la domenica, il concetto era quello insomma.

A questo punto però facciamo i fighetti ;)

Come molti di voi sapranno per me la colazione è un rito (fanno eccezione pochi casi durante l’anno, ok, questo corrente è uno di quelli). In particolare quando si ha la possibilità, fare le cose con calma, svegliarsi tardi (così tardi che ormai non è più una colazione) e recuperare le forze utilizzate, credo sia un premio che tutti meriterebbero.

Per fare le cose bene però bisogna allo stesso tempo coccolarsi anche con qualche delizia, ecco che vi presento un’idea per un perfetto brunch domenicale di primavera:



-          Hotcakes alla ricotta e mirtillo, con zucchero alla cannella e burro allo sciroppo d’acero

-          Smoothie ‘tutto in uno’

-         Mini frittatine al forno con bruscandoli, speck ed erba cipollina



Vado per punti.

I primi sono, una sorta di pancakes, molto più soffici e sostanziosi. In realtà sono abbastanza leggeri, essendoci la presenza della ricotta, ricchi di gusto e divertenti. Qualche zesta di limone fresca, un po’ di zucchero alla cannella, un velo di burro allo sciroppo d’acero, e poi, di nuovo, una cascata di sciroppo d’acero sopra è il modo migliore per gustarli. Morbidi e spugnosi, con all’interno una sorpresa, i mirtilli freschi che scoppiano e diventano marmellata. Provare per credere.



Lo smoothie, non poteva mancare. Ormai conoscerete la mia fissa per questo genere di bevanda. Sano, fresco e sostanzioso. Si chiama ‘tutto in uno’ proprio perché è completo, con la frutta,l’avena e le mandorle potrebbe essere considerata l’intera colazione. Io però, che voglio esagerare, lo uso all’alternativa yougurt+frutta+cereali, più comodo e divertente, potete giocare con i vostri gusti.





Per ultimo, non per importanza, il piatto salato, che non può mancare in un brunch che si rispetti. Sono delle piccole frittate(alla francese) cotte al forno con

i bruscandoli (che sembrano degli asparagi selvatici, in realtà sono il luppolo selvatico) passati in padella, dadini di speck di alta qualità (trentino o altoatesino) e il profumo dell'erba cipollina.Una delizia unica, spugnosi e saporiti.


Sono tutti piatti veloci, ma che rendono la vostra domenica speciale. Non c’è un ordine specifico, almeno, io quando faccio i brunch non seguo nessun iter. Dolce, salato, non importa. L’importante è che ci sia il sole, che ci siano gli uccellini che cantano, e possibilmente che il clima sia mite e che tutto sia fattibile in giardino.



Spero che vi piaccia l’idea, le foto e le preparazioni. Ditemi cosa ne pensate, perché ho altre idee per la testa. :)

Per ora non vi prometto né un prossimo big post e nemmeno una pubblicazione singola. Forse ci rivedremo a fine giugno, è molto probabile.

Io farò del mio meglio, e spero che voi mi capiate, in qualunque caso :)



ps. mi scuso per la lunghezza del post, del resto mi conoscete. Dopo un mese ne avevo cose da dire ;)


Ecco ora la lista delle ricette:





Smoothie ‘tutto in uno’
tratta da Smoothie, Estérelle Payany, Guido Tommasi Editore

Ingredienti:



2 mele rosse

2 kiwi maturi

300-400 ml d latte di riso

2 cucchiai di fiocchi d’avena

2 cucchiai di mandorle intere

4-5 cubetti di ghiaccio



Lavare le mele, tagliarle in due e privarle del torsolo senza pelarle, ridurle a pezzetti.

Sbucciare il kiwi e tagliarlo a pezzi. 

Versare il latte e i cubetti di ghiaccio nel bicchiere del frullatore, unire le mandorle e i fiocchi d’avena e infine i pezzi di frutta.

Frullare fino a che il composto diventa spumoso. Servire subito.


Hotcakes alla ricotta e mirtilli con zucchero alla cannella e burro allo sciroppo d’acero
tratta e modificata da Donna Hay

Ingredienti:



per gli hotcakes:

225 g di farina bianca, setacciata

70-90 g di zucchero

4 uova

380 ml di latticello

1 pizzico di vaniglia Bourbon in polvere

1 pizzico di lievito in polvere per dolci (bio)

200 g di ricotta

1 vaschetta di mirtilli, lavati e asciugati



per lo zucchero alla cannella:

60 g di zucchero

1 cucchiaio di cannella in polvere



per il burro allo sciroppo d’acero:

80 g di burro moribido

2 cucchiai di sciroppo d’acero



Preparare il burro sbattendo questo con lo sciroppo d’acero, creando una sorta di crema, metterla poi in vasetti e riporla in frigo, fino all’utilizzo. Per lo zucchero alla cannella unire i due ingredienti e mettere da parte.

Preparare gli hotcakes, unendo in una ciotola farina, zucchero, i tuorli d’uovo, il latticello, la vaniglia, il lievito e sbattere. Montare gli albumi d’uovo a neve molto ferma e aggiungerci la ricotta, senza smontare il composto. Aggiungere il composto bianchi d’uovo-ricotta a quello di farina e mescolare, con pazienza, per ottenere un composto molto spumoso e gonfio. Unire per ultimi i mirtilli e mescolare di nuovo senza rompere i piccoli frutti.

In una padella antiaderente imburrata, versare qualche mestolo di composto, in base alla grandezza della padella. Far cuocere le frittelle, circa 3 minuti per lato, fino a che sono dorate e spugnose. Continuare fino a finire l’impasto. Una volta pronti, spolverizzare gli hotcakes con lo zucchero alla cannella e un po’ di scorza di limone gratuggiata e inzupparli di sciroppo d’acero. Servire con accanto il burro di sciroppo d’acero.




Mini frittatine al forno con bruscandoli, speck ed erba cipollina

Ingredienti:

1 scalogno

1 mazzetto di bruscandoli freschi, lavati ed asciugati

50 g di speck di qualità, tagliato a dadini

3 uova

100 ml di panna da cucina

50-60 g di parmigiano grattugiato

sale e pepe

erba cipollina, tagliuzzata finemente

olio evo



Tagliare a pezzetti i bruscandoli, privandoli della parte finale e farli soffriggere con lo scalogno tritato in una padella antiaderente leggermente oliata. Salare e far saltare per 4 -5 minuti. In una ciotola sbattere le uova, la panna e il parmigiano. Aggiungere l’erba cipollina, lo speck e infine i bruscandoli. Pepare e salare, ulteriormente, a piacere.

Versare il composto in stampi da crostatine lisci oppure in stampi in silicone per muffin, ben imburrati (in entrambi i casi). Cuocere in forno a 180° 20 minuti circa.


 

Spring drink in the garden

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Un mese. Anzi, di più. Ne è passato di tempo.
Alcune cose sono cambiate, altre no. Una cosa è certa però: non ero più abituata a questo posto, è tutto così diverso, estraneo.

Conoscete i miei post per la loro lunghezza, per il loro aspetto riflessivo, per il fatto di essere più storie che semplici descrizioni di ricette. Questo però sarà diverso. Estremamente diverso, forse. Direi ermetico. Sono sempre stata convinta di quello che ho postato, non ho mai avuto dubbi, non  riuscivo proprio a ‘limitarmi’. Ne sentivo il bisogno :). Questa volta però non sarà così. Sarà proprio il contrario. Perché per una serie di motivi, devo e voglio fare diversamente.


Non ho perso le parole. Purtroppo (o per fortuna ;)) quelle sono sempre troppe. Solamente che per il momento sento di dover ‘contenermi’. Perché in fondo va bene lo stesso. Preferisco sorridere, e aspettare. Perché manca davvero poco. :)

La ricetta, non-ricetta, di oggi è davvero semplice. E’ una bibita super facile, molto sana, che ho deciso di proporvi perché buonissima e azzeccatissima per questo periodo, che, almeno da queste parti, prevede una quantità di stress abbastanza consistente ;)

E’ molto ricca ed aromatica, con tanti ingredienti ma equilibrata.
Ecco come prepararla: frullare una tazza di tè verde, raffreddato ed insaporito con qualche foglia di menta (che potete aggiungere già in infusione) con una banana tagliata a tocchetti e mezzo bicchiere di spremuta di pompelmo rosa. Dolcificare a piacere con dello sciroppo d’agave oppure con del semplice miele e spolverizzare con un pizzico di cannella (io ne metto tanta, perché a me piace dappertutto e sempre :)).

E’ ottima per la stanchezza mentale, perché aiuta a trovare memoria e concentrazione (la cannella , tra le altre cose possiede queste proprietà), agendo sul nostro ‘secondo cervello’, ossia l’intestino ;).
Un’idea simpatica e carina per accompagnare questi lunghi ed interminabili pomeriggi, che sanno ancora tanto di primavera, dato che l’estate si sta facendo aspettare :)
In giardino, con il sole (alternato alla pioggia), occhiali anni ’50 e pile di libri a ‘farmi compagnia’, aspetto con ansia che queste giornate passino in fretta :)




ps. si sta avvicinando una data importante per il blog e ho già qualche idea per festeggiarla al meglio :) spero tanto di condividere con voi questa emozione. In realtà avevo un piccolo desiderio, che io chiamo 100. Però alla fine non importa. Il detto pochi ma buoni non tradisce mai :)

Tornerò 'presto', prometto :D



One.

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Ricordo come fosse ora, quel giorno.
Un giorno d’estate. Un giorno preciso dell’estate.

Ero in giardino, sull’altalena. Ci avevo pensato molto a quella cosa. Era tanto che la sognavo. Non sapevo dove mi avrebbe portato, se era ‘giusta’ o ‘sbagliata’. Se era semplicemente il crescere di un’illusione. O se invece sarebbe stato qualcosa di più.

Ricordo ancora la paura e il dubbio che mi circondavano. Che poi in realtà non avevo nulla da perdere, forse. Dentro, sentivo che questa scelta, mi avrebbe cambiata. Ed è stato così.
I primi passi verso un nuovo mondo, una realtà che non avrei mai pensato di conoscere. Correvo verso l’ignoto. Correvo verso la vita.

E sempre sull’altalena dunque, quel latte alla fragola che non dimenticherò mai. Dal sapore così intenso, indimenticabile. Tante cose si concentravano in quel bicchiere. Speranze, sogni, coraggio e sorrisi.
Anche adesso, sorrido. Sorrido, perché ultimamente mi viene proprio bene. Ripenso a tutta la strada percorsa. E ne ho fatta. A prescindere da quello che si può affermare ‘tecnicamente’ (che poi non è il solo parametro da tenere in considerazione, ma obiettivamente credo ci sia differenza). E’ stato un viaggio, nel quale ho conosciuto persone meravigliose, avendo scoperto, di conseguenza, me stessa.
Perché mi sono vista, dentro, nelle mie debolezze e nei miei punti di forza. Ho puntato sulle mie passioni, capendo che non dovevo aver timore di seguirle. Che non dovevo temerle.

Un anno. Il primo.
Un anno di foto, ricette. Di pensieri , parole e commenti. Di smorfie, di sfoghi, di me.
Un Anno con la A maiuscola.

Aria di festeggiamenti, dunque (in realtà non solo per il blog, ma questa, è un’altra, e lunga, storia ;) ). E poi, esiste compleanno che si rispetti senza un torta ad hoc? No, è impossibile. Perciò non potevo fare altrimenti. Volevo qualcosa di alto, di super. Un po’ americaneggiante. Volevo esagerare.

Che poi tanto oltre non siamo andati. Però bisogna ammettere che fa la sua figura. In breve, perché non voglio rovinarvi la sorpresa, parliamo di una torta al lime e cocco, fresca e perfetta per l’estate. Avevo pensato al cioccolato, la mia dipendenza. Poi però mi son detta che ci voleva qualcosa di più estivo e leggero. L’ho vista, da Linda. E’ stato amore a prima vista. Io credo di sapere il perché. Perché oltre ai sapori, che sono tra i miei preferiti, c’erano le rose.

E quelle non me le son più scordate. Perché mi ricordavano l’estate. Il sole. Le nuvole nel cielo azzurro. Il vento. Il verde dei prati.
Quell’altalena.
Felicità.




Infine, come dimenticarlo, devo ringraziare con tutto il cuore tutte le persone che hanno seguito, letto, curiosato, criticato questo blog. Perché in fondo è anche grazie a loro che Me and food, esiste. Vive. Perché sono l’anima di questo piccolo spazio. Coloro che lo rendono possibile, che gli danno la forza di continuare. Di essere.

Non saranno mai abbastanza le parole per dire loro le emozioni che mi hanno dato, i consigli che mi hanno regalato. La persona che mi han fatto diventare.

Sperando di gioire insieme a voi, di questo piccolo ma meraviglioso traguardo.

Grazie, di cuore. A tutti.






                  Happy B-day Me and food!









Torta al lime con cocco e frosting al formaggio fresco
tratta e largamente modificata da Linda Lomelino

Ingredienti:

per la base di torta:

3 uova grandi
200-250 g di zucchero
100 ml di latte
½ cucchiaino di vaniglia Bourbon in polvere
300 g di farina setacciata
8-10 g di lievito per dolci bio
scorza di un lime

per la farcitura-frosting

100 g di burro ammorbidito
300 g di formaggio fresco
250 g di zucchero a velo
1 pizzico di vaniglia Bourbon in polvere

per decorare:

cocco gratuggiato
rose fresche

Preriscaldare il forno a 180° e imburrare uno stampo piccolino, massimo di 18 cm. Ricoprire la base e i lati con la carta forno, assicurandosi che copra tutto lo stampo, superando i lembi della teglia. Sbattere le uova con lo zucchero fino a che il composto diventa soffice, spumoso e raddoppiato di volume. In un pentolino riscaldare il latte e la vaniglia, fino a che diventa tiepido e poi aggiungerlo al composto uova-zucchero.  Setacciare, in un'altra ciotola, la farina e il lievito, e unirla  con delicatezza agli altri ingredienti, per non smontare le uova. Aggiungere infine la scorza del lime. Versare l’impasto nello stampo e cuocere 45 -50 minuti, controllare la cottura con uno stecchino.

Per la crema al formaggio, sbattere il burro morbido, fino a che diventa cremoso. Aggiungere il formaggio fresco e mescolare per amalgamare. Unire lo zucchero e la vaniglia, continuando a mescolare. Far riposare brevemente la crema in frigo.

Quando la base della torta sarà pronta e raffreddata, tagliarla in tre strati. Assemblare il dolce, stendendo uniformemente una quantità non esagerata di crema al formaggio sulla prima base (deve rimanerne per la copertura) e continuare l’operazione fino ad esaurire gli strati. Ricoprire successivamente la torta con la rimanente parte di crema. Cospargere con il cocco grattugiato e decorare con rose fresche.


Note:

-          la base di torta si mantiene, in pellicola, anche per qualche giorno. L’importante è decorarla e farcirla con la crema al formaggio, solo nel giorno in cui va anche consumata. Essendo il frosting delicato, non sarà possibile prepararla la sera per il giorno seguente. Ricordate però di far riposar il dolce, una volta pronto, al fresco. Sarà ancor più buono al momento di servire.
-          consiglio di utilizzare per la preparazione della crema un formaggio fresco non troppo acido oppure dalla tendenza sapida. Infatti è sicuramente indicato in questo caso un formaggio molto neutro (per intendersi, non utilizzate, se potete, il Philadelphia) che possa esaltare il dolce e non appesantirlo o renderlo stucchevole.

Perfect summer tarts

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Per me estate, quella dolce e fiabesca, da sempre vuol dire mirtilli e more. Minuscoli frutti, perfetti e magici. Che mi han sempre fatto viaggiare, con la testa. Sarà per il colore. Quel blu-viola-indaco così intenso. Da piccola sognavo racconti incantati, ambientati in boschi lontani. Mi immaginavo protagonista di una storia, io, con il mio cestino dalla stoffa a quadretti bianchi e rossi (rigorosamente), che raccoglievo questi frutti dai rovi e cespugli. Lo facevo quando ero bambina. Raccogliere piccoli frutti, dico. Mi perdevo nel bosco, mi perdevo nella sua pace e nel suo silenzio. Io e il mio cestino.



A questo punto nasce un altro cliché estivo: le tartellette alla frutta. Che poi chiamarle così pare banale. In inglese è molto più bello, tarts. Sì, decisamente. Vi dirò che io non ne vado pazza. Sembra un dolce così scontato e poco originale. Nella versione crema + frutta poi. Quasi non la sopporto. :)



Per questo, ho un modo tutto mio di farle. Per me solo così hanno un senso. Poche e semplici regole, più che altro accorgimenti (sembra stupido, ma fidatevi, che il risultato cambia).

Prima cosa:‘vietate’ crema pasticciera, panna o qualsiasi altro tipo di crema. Semplicità è la parola d’ordine.

Seconda cosa: il guscio di biscotto deve essere di pasta sucrèe. Che è diversa dalla frolla. Non ce n’è una migliore dell’altra, sono sorelle, diverse. E in questo caso ci vuole la ‘zuccherina’. Perché più consistente, tosta. Non si discute. ;)

Terza cosa: i piccoli frutti. Il gioco sta tutto in questi piccoli gioielli. Devono essere i migliori che trovate, se di bosco ancor meglio. Devono essere veri, raccolti con passione. Dolci. Succosi.

Ultima cosa: immancabile zucchero a velo, e gelato alla vaniglia (il più artigianale che conoscete, o che, ancor meglio, fate voi in casa). Che si scioglie, non lo vogliamo perfettamente intatto (pure nelle foto ;) ). E’ questo a dare cremosità al dolce, proprio nel momento in cui si perde tra i mirtilli e le more.  Il contrasto di consistenze e di temperature. Spettacolare.



Questa per me è estate. Un dolce rustico e così vero, mangiato sull’erba. Così ingenuo, innocente. Che sa tanto di pic-nic. Con i migliori amici di sempre, un panorama da togliere il respiro. Un libro meraviglioso che riempie l’anima. La libertà di chi non ha più pensieri.



Ho bisogno di scappare. Un po’. Di perdermi.

Di tornare, ovvio.

Ma di andare. 





Perfect summer tarts

Ingredienti:



per la pasta sucrée:

250 g di farina

100 g di burro, tagliato a tocchetti e ammorbidito

100 g di zucchero a velo

un pizzico di sale

2 uova, a temperatura ambiente



per il ripieno:

400 g circa di mirtilli

125 g  circa di more

zucchero semolato



per servire:

zucchero a velo

gelato alla vaniglia (o fior di latte)



Per la pasta sucrèe versare la farina a fontana sul piano di lavoro, mettere al centro il burro, lo zucchero a velo e il sale e mescolarli con la punta delle dita, impastando velocemente. Incorporare poi anche la farina e lavorare l’impasto fino a che assume una consistenza grumosa. Rifare la fontana e aggiungere le uova, sempre al centro. Incorporarle al composto di farina, lavorandolo sempre con le dita. Continuare a impastare fino a che l’impasto è amalgamato, lavorando anche di polso, finchè diventa un palla liscia. Avvolgerla in pellicola e lasciarla riposare in frigorifero per 1-2 ore prima di utilizzarla.



Quando la pasta avrà riposato, stenderla sul piano di lavoro ben infarinato con uno spessore medio e ricavarne dei cerchietti (anche con un coppa pasta). Imburrare degli stampi da tartellette (possibilmente lisci) e inserirci la pasta, premendo bene sul fondo e ai lati, togliendo l’eventuale eccesso di pasta.

Lavare i frutti delicatamente, e asciugarli accuratamente con della carta da cucina. Riempire la base di biscotto con mirtilli e more, fino a coprire tutto il fondo. Spolverizzare con dello zucchero bianco.  Procedere in questo modo per tutti i dolci.



Infornare le crostatine a 180° per 25-20 minuti circa. Controllare la cottura, assicurandosi che la pasta sia dorata, ma ancora abbastanza chiara.



A questo punto, si può procedere in due modi. Si possono servire o calde (non ustionanti ;) ), con il gelato a parte, per fare il vero contrasto caldo-freddo (lo zucchero a velo non è necessario, perché con il calore si scioglierebbe). L’altra alternativa (che io preferisco nettamente) è quella di servirle fredde, con una generosa spolverata di zucchero a velo e una pallina di gelato alla vaniglia al centro. Questo è il top :)



Note:

-          le dosi della pasta sono quelle classiche. Essendo la disponibilità di frutti più limitata, non utilizzerete tutto l’impasto. Potete, senza problemi, conservarlo in frigorifero per qualche giorno, oppure conservarlo in freezer, sempre in pellicola :)

-          se i frutti che utilizzate sono eccessivamente aspri, potete ‘condirli’ con ulteriore zucchero. sarà sufficiente macerarli un pochino in qualche cucchiaio di zucchero, come se fosse una macedonia e poi riempire le tartellette (non servirà in questo caso spolverizzare di nuovo con altro zucchero, essendo già presente all’interno).

Buckwheat crumb cake with rhubarb and redcurrant

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Tornata, sì.

Non me l’aspettavo proprio così, il ritorno. Diciamo che pensavo che una piccola permanenza via dal blog e dalla mia routine, sarebbe stata utile per ripartire, questa volta davvero.


Non che qualcosa sia andato storto, anzi. E’ stato fondamentale. Solo che questa volta era diverso. Se in alcuni periodi il ritiro da questo mondo era forzato, per questioni che ho già discusso più volte, in quest’occasione è stata una scelta. Una sensazione che mi impediva di tornare qui, perché non ne avevo più la necessità. Di pubblicare, di fotografare (di cucinare no, io la cucina, non la mollo mai ;) ).  Non so cosa è stato (o forse sì), a farmi cambiare rotta, a voler cercare altre strade, più piccine, che si diramano da quella principale. Perché esistono, non c’è nulla da fare. E spesso ti regalano meravigliose sorprese.

Capita a volte, di perdersi. Di cercare, di continuare a farlo. Di abbandonarsi a qualcosa che non sai spiegare, ma che ti fa sentire bene, immensamente bene.



Si vede che questo significava al momento star ‘lontana’ dal blog, dal postare. L’opposto di quel che mi ero prefissata fino a poco tempo fa. Mi ero promessa di riniziare con il ritmo giusto. Perché pensavo che il blog fosse tanto. Lo è, però c’è altro.

Che non posso e voglio rinnegare o abbandonare. Ho bisogno di entrambi. Solo così ci sarà equilibrio. Forse sarà solo una questione di questo preciso periodo.

Però io sto bene, così. E se riprenderò, come una volta, sarà perché lo desidero e lo sento. Perché solo così può essere una cosa mia.



Con un sorriso sul viso e tanta voglia di dolce (eccoci che la sweet-mania ha ripreso il sopravvento :) ) vi parlo adesso della ricetta. Ve lo avevo già detto qui, che ho una maledetta fissazione con i crumble, ma ancor di più con le crumb cake. Sarà per il nome (fa figo, diciamocelo), sarà per il contrasto croccante-soffice. Fatto sta che la scorsa volta, non ero propriamente soddisfatta, più che una torta crumble erano barrette ai frutti di bosco. Questa volta, invece, volevo riuscirci. Dovevo farcela. E finalmente posso dire anche io di aver cucinato una crumb cake come si deve, soffice alla base, più croccante sulla superficie.

Ero partita con l’idea di fare qualcosa di piuttosto semplice, per appunto andare sul sicuro, invece sono finita da tutt’altra parte, stravolgendo le intenzioni iniziali (cosa che non faccio spesso, creativa sì, lo sono, ma con i dolci soprattutto tendo ad essere piuttosto precisa e fedele).



Volevo un risultato rustico, molto grezzo. Volevo un dolce, ‘non troppo dolce’. Qualcosa di estivo, non eccessivamente zuccheroso. In breve ho scelto di usare la farina di grano saraceno (che dalle mie parti è molto tipica anche nei dolci) sia nel crumble che all’interno dell’impasto. Rabarbaro e ribes rosso freschi (che danno la punta di acidità) e un po’ di latticello, che da ulteriore morbidezza al dolce.

Era un prova, ben riuscita, anche se stranamente improvvisata. Sono rimasta sorpresa, perché ho ottenuto esattamente quello che volevo. Da provare, gente.



E come sempre, il mio prato verde, la coperta scozzese, e il mio libro.

E una fetta di crumb cake.

Stop.



ps. avete notato che son tornata al white? da quanto tempo non fotografavo più così! Devo dire che, anche questo, è stato improvvisato. Mi conoscete, e io preferisco sempre e senza dubbi lo stile rustico-country. Solo che a volte non riesco a mettere in pratica l’immagine che ho in testa. E il bianco, si sa, salva. Anche se devo dire che, con quel rosso acceso, effettivamente ha il suo perché.  :)





Torta crumble al grano saraceno con rabarbaro e ribes rosso
tratta e completamentemodificata da qui


Ingredienti:



per il crumble:

50 g di burro, a pezzetti

50 g di farina di grano saraceno (o integrale)

50 g di zucchero di canna integrale grezzo

20 g di fiocchi di avena (o mandorle tritate)

un pizzico di sale



per la torta:

140 g di burro, a pezzetti

90 g di zucchero di canna integrale grezzo

la scorzetta di limone piccolo bio (2-3 cucchiaini)

1 cucchiaino di vaniglia Bourbon in polvere

2 uova

100 g di farina bianca, setacciata

80 g di farina di grano saraceno (o integrale)

50 g di farina di mandorle

9 g di lievito per dolci bio

100 ml di latticello

2 coste di rabarbaro, lavato e tagliato a pezzetti

una manciata di ribes rossi, lavati e asciugati

un pizzico di sale



Per preparare il crumble, impastare velocemente con la punta delle dita tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto dalla consistenza sabbiosa e sbriciolata. Riporre in frigo fino al momento dell’utilizzo, almeno per una mezzoretta.



Per la torta, lavorare il burro a crema con lo zucchero, il sale, il limone e la vaniglia, fino a quando si raggiunge una consistenza soffice. Aggiungere poi le uova, una per volta, e incorporarle bene, assicurandosi che si amalgamino con il burro. Dopo aver mescolato in un' altra ciotola gli ingredienti secchi (le farine e il lievito), unirli con delicatezza al resto, assicurandosi che non si formino grumi. Aggiungere per ultimo, il latticello.

In una teglia imburrata e ricoperta sul fondo di carta forno versare l’impasto ottenuto, livellandolo con cura affinchè la superficie sia uniforme. Distribuire i pezzi di frutta e coprire con il crumble, sbriciolandolo se necessario.

Infornare a 175°-180° per circa 35 minuti (max 40), controllando la cottura.



Note:

-          La dose di latticello può variare a seconda della consistenza che ottenete. Se desiderate un impasto più liscio, o quello ottenuto è troppo consistente, dovrete aggiungerne dell’altro, senza esagerare.

-          essendo la torta scura a causa della farina di grano saraceno, è importante tenere d’occhio la cottura, prestando attenzione a non farla scurire troppo.
- potete sostituire la frutta utilizzata nella preparazione con quella che più preferite (anche se il rabarbaro è un must ;) ). Consiglio però di rimanere sempre sui piccoli frutti, che si sposano bene con le farine grezze.

About philosophy, Pink Floyd, gardens and moijto.

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Il tempo continua a scorrere, mi scivola, scappa. Un po’ come me, che ultimamente  sembro sempre più ‘nata per correre’. Non so per cosa, non so verso cosa. Ma lo sento.
È un’esigenza interiore, che non riesco a fermare. È linfa vitale, pulsioni dell’anima.

Qualcosa sta succedendo.

Ah, e adoro perdermi. Senza trovare il perché.



Sono cambiata, come le cose attorno a me del resto. A volte fatico a riconoscermi, se mi paragono alla vecchia me, che aveva obbiettivi e aspirazioni diverse, che aveva una testa diversa, che voleva qualcosa di completamente differente (a presto, un nuovo About, che necessita assolutamente di un bel aggiornamento :)). Faceva paura, all’inizio. Non capivo. Cercavo, come ho sempre fatto, la causa. Ed è proprio nel momento in cui  ho smesso di farlo, quando ho iniziato a vivere, e basta, che ho imparato a conoscere questa nuova parte, che poi tanto sconosciuta non è, era solo nascosta, il lato oscuro che esiste in noi tutti (se non si è intuito, sono una maniaca pinkfloydiana, e Dark Side of the Moon è la mia droga musicale per eccellenza ;)).



Tornando a noi, sul pianeta Terra, sul blog, vi ho portato oggi un’idea perfetta per chi come me ama trascorrere lunghi pomeriggi e serate nel giardino di casa. Ho sempre saputo di essere fortunata, a possederne uno, in una zona in cui non ci sono zanzare killer che ronzano dappertutto, e dove si può respirare aria fresca e buona, con quella brezza che alla sera ti obbliga a coprirti con un golfino, ma che fa stare immensamente bene.



Sono solita dunque gustarmi un fresco aperitivo nel verde, con amici o anche con la mia famiglia, con o senza alcol, dipende un po’ dalle occasioni. Non sono, devo dirlo, tipo da happy hour o da cocktail, come li chiamo io, spaziali. Vado sempre sul classico, su aperitivi, per così dire, nordici.  Però il mojito, che purtroppo dalle mie parti si beve poco, è un mio punto debole. Non lo bevo spesso, tento di prepararlo a casa ma diciamo che le mie doti da barman sono molto scarse. Un po’ di giorni fa però mi è venuta una voglia immensa di menta, di fresco. Mi è tornato in mente un mojito che avrei dovuto bere, con alcune persone, in un posto preciso, ma al quale alla fine avevo deciso di rinuciare. E forse me ne sono pentita.

Fatto sta che ho deciso di lanciarmi, e provare, ma invece che preparare la bevanda, ho voluto trasformare il tutto in ghiaccioli.

Li trovavo il giusto compromesso tra la mia fervida voglia di mojito e di ghiacciolo.

Da qui dunque sono nati questi pops al mojito resi speciali dall’aggiunta dell’anguria. Semplicissimi e rinfrescanti. Sulla ricetta, c’è poco da dire. In questo caso, essendo diretti all’uso di giaccioli non usiamo lo zucchero di canna che la ricetta originale richiederebbe, poiché si scioglie con minor facilità, per questo lo sostituiamo con del miele. Per il resto, tutto regolare, e per così dire, fedele ;).

Credo sia un’idea stupenda per chi voglia gustare un aperitivo fresco in una forma diversa (ci pensavo proprio, servire dei pops come aperitivo, è divertente e diverso), stupirà i vostri ospiti. Inoltre la base del ghiacciolo rimane comunque un’ottima preparazione per un cocktail normale, in forma liquida. Che ovviamente dovrete servire fresco, e con tantissimo ghiaccio :)





Non c’è niente di più immenso, credetemi, alla sera, o di notte, dondolare sulla propria altalena, grande compagna di avventure, viaggi mentali, pianti e gioia, con il cielo limpido, stellato e un ghiacciolo del genere in mano. Espadrillas ai piedi, vestitino bianco da Forte, capelli mossi. 
E un sorriso, che non deve mancare mai. 








Ghiaccioli al mojito e anguria

per circa 8-10 ghiaccioli



Ingredienti:

600 g circa di anguria

il succo di due lime

3-4 cucchiai di miele

15 foglie di menta fresca

50 ml di rum bianco

100 ml di soda (acqua minerale molto frizzante)



Frullare la polpa di anguria fino a che diventa liquida, passarla con un colino e ricavarne perciò il succo puro. Versarlo nel bicchierone del frullatore, assieme al succo di lime e al miele. Aggiungere poi le foglie di menta lavate e frullare fino a che la menta non è ben sminuzzata.

Aggiungere il rum e la soda. Mescolare ancora.



A questo punto si può procedere in due modi.

Con il metodo classico sarà sufficiente porzionare il liquido negli stampini, inserendo lo stecco, e lasciare refrigerare per 8-10 ore ( o come siete abituati solitamente).

Con il metodo Zoku, quello che uso io dallo scorso anno, basterà seguire le istruzioni per usare il ‘macchinario’, e in 10-15 minuti il vostro ghiacciolo sarà pronto.



Note:

-          la mia versione, non è molto alcolica, il risultato è molto leggero. Ovviamente siete liberi di aumentare la dose a vostro piacere.

-          ho preferito non usare troppa soda poiché volevo che il gusto dell’anguria fosse presente. Se volete ‘allungarlo’ ulteriormente potete aggiungere dell’altra acqua.

Summer afternoon Lemonade

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Ci sono ancora quei lunghi pomeriggi assolati d’estate.

Quelli caldi e svogliati d’agosto, che non hanno pretese. Quelli in cui è sufficiente avere una sdraio, qualche foglio bianco e una penna, un posto tranquillo e nascosto, dove perdersi e riuscire a ritrovarsi.



A volte, fermandomi, ci penso a quanto siano proprio le cose semplici, alla fine, a farti stare bene, meglio.  A qualche riga scritta su un taccuino, al fatto che dentro ti senti Poesia e a quanto una canzone a volte possa farti vibrare e tremare, sempre dentro. Perché è lì che tutto ha senso.



Perché a volte può bastare un fiore di prato a farti nascere un sorriso sul viso, e capisci che sono le Parole, solo quelle con la maiuscola, a fare la differenza. Che son la tua linfa e la tua dipendenza. Sono Bellezza.

Un filo intrecciato intorno alla fronte, le trecce , gli occhiali rotondi, quelvestitino e il mio rock mi portano a quel che in tre giorni di un agosto fuori dal normale cambiò l’intero mondo. E non aggiungo altro.



Una limonata in giardino, apparentemente banale e insignificante, quasi un ridondante cliché estivo, può allora significare ben altro. Un sogno americano mai avverato, ancora adesso. E che probabilmente non credo avrà il suo compimento. Un banchetto di legno dipinto di rosa e bianco, le bandierine colorate, litri e litri di limonata fatta in casa, di foglioline di menta fresca e fette di limone dappertutto. Ghiaccio, tanti cubetti. Le cannucce a righe e i bicchieroni di carta.

Mezzo dollaro, come premio bramato e meritato.




Qualche scatto (a proposito, che ne pensate?!) , un po’ donnahayano, cha sa di vita. Di vero. Di quello che un giorno vorrei racchiudere nelle pagine di un volume, a cui vorrei dare identità. Che vorrei raccontare.


Lo so. So i vostri pensieri, ma vi chiedo solo un favore, che so mi concederete.



Lasciatemi illudere,

 e divertire. :)


Per la mia Lemonade (lungi dall’essere una triste acqualimonezucchero):        



Versare in un pentolino il succo di circa 5 limoni (che corrisponde circa a 180-200 ml), ovviamente bio, meglio ancora se amalfitani. Aggiungere 200 g di zucchero, mescolare con un mestolo e cuocere su fiamma dolce, fino a che lo zucchero non si è completamente sciolto. Alzare successivamente la fiamma e far sobbollire leggermente per un paio di minuti. Spegnere e lasciar raffreddare completamente (è un’idea, come ho fatto anche io, preparare le porzioni di sciroppo ‘monodose’ da conservare al fresco o in cantina, pronte all’utilizzo ogni volta che si ha voglia di limonata).

Versare poi lo sciroppo freddo in una brocca piuttosto capiente e unire un litro e mezzo di acqua tonica (se preferite un gusto meno dolce e più amarognolo abbondate con altra tonica, se invece volete un gusto più neutro allungate con l’acqua normale).

Servire con cubetti di ghiaccio a volontà, sottili fette di limone e lime, foglie di menta fresca.

E le immancabili cannucce a righe. :)



Event review: A pè ta Mont + Gourmet d’alta quota (Val di Fassa-Trentino-Italy)

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Chi mi legge da tempo sa che amo parlare di me, che racconto molte mie sensazioni e le mie avventure. Che proprio non riesco a fare diversamente. Una cosa però ho notato, più volte, che mi ha fatto rimaner sorpresa. 

Se notate sono state poche (pochissime) le occasioni per raccontarvi  eventi, assaggi, insomma la mia vita culinaria extra il mio rifugio più sicuro, che è il blog. Quasi tutti sapranno che sono montanara di nascita, ma cittadina del mondo per vocazione e aspirazione. C’è sempre un pizzico delle mie origini nei post, ma d’altro canto ci son anche i miei sogni e viaggi più grandi, lontani e a volte così irraggiungibili.

                                                                      

Oggi però vi parlerò di un evento che riguarda la mia Terra, quella che mi ha cresciuto, cullato, a volte fatto soffrire, ma che sempre avrà un posto d’onore nel mio cuore. Un luogo che non fa rimanere indifferenti, che rapisce. Capita così anche a me, dopo quasi diciannove anni.

La Val di Fassa fa quest’effetto. E oggi non ve la presenterò come indigena, ma come ‘blogger’, (se posso definirmi effettivamente tale). Voglio descrivervi un’esperienza che ho vissuto da esterna, con occhi da ‘turista’. Ho provato ad entrare nella parte, e viverla come se qui, non ci fossi mai stata. E credo di esserci riuscita. 


La scorsa domenica sono stata ospite ad una manifestazione chiamata A pè ta Mont (trad. a piedi in montagna) , svoltasi nel magnifico scenario che è Fuciade (Fuchiade in italiano), uno dei tanti meravigliosi panorami della zona (uno dei miei posti prediletti). Estesi prati verdi, pascoli, baite in legno, e poi, le meravigliose Dolomiti che maestose circondano il paesaggio.

Le baite si trasformano in meravigliose location con stand gastronomici (per l’assaggio dei prodotti locali), laboratori per i più piccoli (di preparazione del formaggio o di cucina per mini chef di montagna), giochi e rustiche attrazioni per divertirsi, passeggiare in compagnia, con un fresco boccale di birra e un’incalzante musica folk che mette subito allegria e spensieratezza.



In quest’atmosfera così leggera e affascinante un’attività mi ha davvero conquistata: il Gourmet d’alta quota, senza dubbi la mia parte preferita (poteva essere diversamente?! :)). In generale tutto il complesso della festa riguardava soprattutto l’ambito enogastronomico, ma sicuramente il Gourmet ha davvero reso l’evento speciale, diverso, prezioso (lungi insomma dall’essere una semplice festa montanara/turistica). Esso consisteva in una completa degustazione d’alta cucina organizzata dalla collaborazione di dieci albergatori di Soraga (e dei rispettivi chef). Un piccolo viaggio tra i sapori e gusti della tradizione culinaria ladina e l’accompagnamento di importanti bottiglie trentine ed altoatesine. Con un divertente aperitivo caratterizzato da finger food e un vasto assaggio di formaggi selezionati per l’occasione, subito si entrava in un ambiente rilassato, piacevole ed elegante. Un allestimento ad hoc, in un contesto così naturale, una sensazione di incredibile semplicità ma di altrettanta ricercatezza nei dettagli. Una location da sogno, mise en place (quasi) impeccabile, un servizio efficiente e di qualità. 








Un pranzo da sette portate, quasi regale, ma comunque equilibrato, interessante e soprattutto perennemente coerente con il tema preso in considerazione.



Questo il menù presentato per l’occasione:




18.08.13

Gourmet d’Alta Quota



Bollicine trentine e stuzzicante saluto dai nostri chef

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Sapori di montagna

(soffice zuppetta di patate al timo selvatico, mirtilli, funghetti e “pria”)

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Risottino al burro d’alpeggio con trancio di salmerino di ruscello

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Raviolo integrale ripieno di Cher de Fascia  su letto di porcini

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Filetto di vitellone cotto nel fieno di Fuciade

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Crema di mele con spuma di yogurt e croccante al miele di montagna

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Tortie da mont con gelato alla panna fresca

(ravioli fritti con ripieno di fichi, coulis di frutti rossi, gelato e crema)







È stato divertente curiosare nella cucina open-air (carina l’idea di rendere il pranzo anche uno show-cooking, allo stesso tempo) , vedere la preparazione dei piatti, qualche trucco, gli ingredienti freschissimi, una grande armonia tra i volontari e un misto di profumi inebrianti e curiosi.



Non avrei mai pensato, seriamente, che in un contesto fondamentalmente paesano e rustico, si potesse inserire un’esperienza organizzata e d’elite. Qualcosa per chi sa comprendere e apprezzare. Credetemi, è da provare: non capita sicuramente spesso di degustare piatti eccellenti e sapori veri in un luogo così affascinante, mozzafiato.



È stata realmente un’esperienza meravigliosa. È difficile che io, molto riservata e amante del silenzio-pace, apprezzi un certo tipo di manifestazione, con molta gente e tanto movimento. A pè ta mont però c’è riuscito. Perché con il Gourmet ho trovato il mio habitat, il mio spazio. Ha saputo accontentare i palati più delicati, facendo godere delle bellezze naturali del posto, pur mantenendo sempre una certa intimità. Come se il Gourmet fosse estraneo al resto. Un paradiso culinario. Per soddisfare palato, occhi e cuore.



Ringrazio la responsabile dell'Ufficio Stampa Elisa Salvi e il direttore Andrea Weiss dell’ Apt Val di Fassa per avermi dato la possibilità di partecipare al Gourmet, come blogger, e di vedere con altri occhi la mia Terra.

Inoltre ringrazio anche la compagnia di Marco e Felicity, due persone deliziose, conosciute in quest’occasione, travel blogger brillanti e simpaticissimi che spero di rivedere presto (andate a visitare i loro blog, Non solo turisti e Thinking Nomads).


Infine, spero di avervi incuriosito, con questa piccola recensione dell’evento. Se fossi in voi davvero mi organizzerei per l’anno venturo.

Ne vale assolutamente la pena.



A pè ta mont. Ci si rivede l’anno prossimo.  ;)

Summer's end post

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Così era vero che agosto sarebbe stato pigro, come mese.

Perché è così, c’è poco da aggiungere. Le giornate trascorrono lente e silenziose.  È ancora estate, certo, ma l’energia e la spensieratezza di luglio spariscono. Non c’è più quella voglia di fare, di esagerare, di uscire, di scappare, di tornare.



Ed io non mi son smentita, ad agosto. Tra le mie letture, lunghe passeggiate nel bosco, piccole fughe e fervidi pensieri, ho perso il ritmo e sono sparita. Mi sono nascosta dal mondo, nei miei posti del cuore con mille grilli per la testa, qualche dubbio, tante aspettative e forse un po’ di confusione.

Sarebbe tempo di progetti, di nuove idee, ma no. Tutto rimane al condizionale. Per il momento. Perché voglio avere il tempo di sentirmi dentro, di parlare con me stessa. Di prendermi cura di me stessa. Aspetto, guardo le cose esternamente, senza viverle intensamente. Vedo cosa accade.



Settembre, adesso. Un mese timido, poco amato da bambina-ragazzina, un periodo che ho sempre ricollegato con la fine della libertà e l’inizio degli impegni e doveri. In realtà però adesso che lo guardo con occhi diversi, forse più maturi, ho proprio voglia di scoprirlo. Di goderlo e di viverlo.

Parto, torno, riparto. 






Un post doppio, oggi, e una doppia ricetta. Due modi diversi per vedere un frutto di stagione che da un po’ di tempo mi fa impazzire, due dolci (in realtà una delle due è un ibrido ;) ) semplici e genuini. Al centro abbiamo il fico, tipico di questa stagione, che metterei sinceramente dappertutto. Ne adoro la consistenza, il sapore e il colore. Rappresenta l’autunno, una stagione che inizio ad apprezzare sempre più.

Da una parte vi porto i fichi al forno (arrostiti) con miele e rosmarino, classica preparazione che tutti (o molti) conoscono. Dall’altra un trifle con fichi, ricotta alla cannella, miele e nocciole, super facile e veloce, che però fa la sua figura (ottimo per una ricca colazione settembrina ;) ).






Sono entrambe due idee furbe e golose, per utilizzare i fichi (quasi) in purezza, senza stravolgerne il gusto e l’identità. Perché in fondo è così. I fichi non hanno bisogno di tanto. Sono già perfetti di natura.



Soddisfatta degli scatti (forse questa volta più honeyandjamiani, ditemi cosa ne pensate :) ), ora vado, ancora una volta, via. Non per molto. Che sia chiaro. Forse tornerò con qualche ricordo per voi, chi lo sa.



Intanto, un buon settembre.



Per me invece Rimbaud, una coca da condividere e un sorriso.

Quello sempre.



:)



Fichi al forno con miele e rosmarino



Ingredienti:



16-20 fichi (o quanti più ne desiderate :) )

miele di acacia a volontà

rametti di rosmarino fresco



Lavare con cura i fichi e asciugarli tamponandoli con della carta assorbente. Metterli in una pirofila da forno, leggermente distanziati e incidere ogni frutto con un coltello formando una croce (senza aprirli troppo, altrimenti in cottura si schiacceranno e non saranno più carini da vedere). Inserire al centro di ogni fico un cucchiaino abbondante di miele, sparpagliandone anche nel resto della teglia e “glassando” leggermente anche la superficie. Tagliare i rami di rosmarino e inserirne un pezzo in ogni fico. Cuore in forno per una decina di minuti, a 180° gradi.



Note:

-          I fichi al forno sono ottimi sia come dolce (serviti con una cucchiaiata di mascarpone, panna, o ricotta) sia come piatto salato (basterà guarnirli con del prosciutto crudo, già in cottura, oppure a freddo). Davvero un perfetto ibrido, che potete aromatizzare per esempio anche con la lavanda al posto del rosmarino. Potete inoltre servirli caldi o freddi, senza buttare il fondo di cottura, che utilizzerete come glassa finale per completare il piatto.

-          per enfatizzare maggiormente gli aromi che scegliete potete utilizzare un miele aromatizzato, nei nostri casi o al rosmarino o alla lavanda.







Trifle con fichi, ricotta alla cannella, miele e nocciole



Ingredienti:

per 2 bicchieri bassi da dessert



80-90 g (12-15) di biscotti speculoos (o tipo digestive)

350 g di ricotta vaccina

qualche cucchiaino di zucchero a velo

qualche cucchiaino di miele d’acacia

3-4 fichi abbastanza maturi

cannella in polvere

un pugno di nocciole tritate



Lavorare la ricotta con lo zucchero a velo, dolcificandola a piacere, fino ad ottenere un crema omogenea. Aromatizzare con un pizzico di cannella. Lavare con cura i fichi, tamponarli con carta assorbente e tagliarli a rondelle.

Sbriciolare i biscotti (con il mixer se volete un risultato sottile, con le mani se preferite un risultato più grezzo, come il mio) e inseritene uno strato in ciascun bicchiere. Coprire con uno strato di crema, guarnire con un filo di miele, qualche nocciola tritata grossolanamente e le fettine di fico. Ripetere l’operazione fino all’esaurimento degli ingredienti. Completare con la crema, il miele, le nocciole e i fichi rimanenti (a piacere qualche altra briciola di biscotto o una spolverata leggera di cannella). Fare riposare almeno una mezz’ora (meglio un’oretta) in frigo e servire.



Note:

- questi dolci “sopravvivono” in frigo fino al giorno dopo. Potete per esempio prepararli la sera per il mattino successivo (ottimi per un brunch di settembre) oppure il mattino per la sera.

Running for "New".

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Sono partita. Sono tornata. Adesso riparto.

Questo era ciò che avevo scritto nello scorso post. Era questa la scaletta da seguire e ho mantenuto la parola.



Sono stati tempi strani, questi passati. Tempi pieni di cose da fare, di programmi ad incastro, di frenesia (quella che però ti fa star bene), di agende pronte per essere riempite, di piccole soddisfazioni, a volte di qualche dubbio. Momenti in cui pensi che tutto stia andando per il meglio, in cui non vedi l’ora di conoscere il “nuovo” che ti aspetta. Altri (momenti) in cui ti senti vuota. Persa.



Una settimana di “isolamento dal mondo” trascorsa tra passeggiate mattutine in riva al mare,  e lunghi pensieri notturni tra le deserte stradine della parte vecchia della città, con la lacrima sempre pronta. Perché sì, alcuni posti e alcune situazioni fanno quest’effetto. Quando, come diceva Terzani, ti fermi in silenzio ad ascoltare il respiro dell’universo, e il tuo. Quando la grandezza della natura ti travolge e, per un momento solo, ti fa sentire eterno.



Sono tornata poi, con un chilo di limoni della zona (e mò con un chilo di limoni che faccio?! ;) ), olive e olio, un magnifico (nostalgico) ricordo delle mirabellese una strana energia positiva, che prometteva bene.  Così ho ripreso un ritmo, tra progetti e piccole collaborazioni, nuove proposte e forse nuove idee. Ho cucinato molto, sia per “lavoro” che per piacere; mi mancava stare in cucina, come una volta, io con i miei attrezzi e il mio forno. Ho rispolverato vecchi pensieri, li ho osservati e ho cercato di capirli. Forse, dopo un periodo di straordinaria spensieratezza e pazzo atteggiamento naif, ho ritrovato una traccia da seguire. L’unico quesito, ancora irrisolto, è di capire  se sono stata io a tracciare quella strada. Se sarà la mia strada. 



 Ho ripreso la macchina, di nuovo. Dopo tanto tempo. Ho deciso di ricominciare, di tornare qui con la necessità di farlo, salutando quel dovere che invece non mi lasciava stare, ascoltando il mio bisogno, e i dubbi che non posso soffocare.



Fotografo sì, anche e soprattutto food, ma per il piacere di farlo. Perché mi piace, mi è piaciuto in passato e credo (spero) lo farà ancora. Non perché devo postare, perché deve esserci la ricetta della settimana, perché ho un blog di cucina che dovrebbe esser aggiornato, altrimenti, chi ti fila più. Così, oggi, un nuovo tipo di post, che forse voi non apprezzerete. Che crederete inutile o difficile da interpretare. Un post senza ricetta, con un piatto, con i miei racconti, ma con la fotografia protagonista. Vorrei dare importanza agli scatti, alla parte fotografica, perché il blog, oltre alle mie parole e alle preparazione dei piatti, è fotografie, che trasmettono emozioni, più o meno piacevoli, che parlano, e che nascondono tanto lavoro e dedizione, forse ancora invisibili data la mia inesperienza, ma che fidatevi ci sono eccome.



Non mancherà la descrizione del soggetto, ovviamente. Prendetela come una sorta di esercizio che mi assegno da sola. Perché avevo un piccolo obbiettivo, impostatomi un po’ di tempo fa, e farò il possibile per arrivare, lì.



Vi lascio pochi scatti oggi, di una galetterustica alla farina d’avena con susine goccia d’oro (sì, sarebbero le mirabelles, ma in Italia non son belle come in Francia, piccoline e succosissime) e timo fresco. In realtà un po’ bruttina, ma così autentica e vera. Racconta di pomeriggi settembrini diversi, liberi ma non più così leggeri. Di aria fredda che ormai ha già salutato la brezza estiva. Ora, davvero, è tutto pronto per accogliere l’Autunno.



Non occorre dirlo, sono graditi commenti e pareri (critiche comprese), consigli o dritte sulle foto, ma anche sull’idea del post fotografico come nuovo format (vi consiglio di cliccare su Flickr per vedere la vera resa degli scatti :) ).

Io preferisco la prima. La seconda fa più lifestyle ;)



Adesso vado, ve l’ho già detto. Con una nuova testa, nuovi occhi. Perché non posso fare nulla, ora. Sono cambiata e non tornerò indietro.



E’ tempo. Quel tempo.

Rimbaud e Sigur Rós.

Good luck <3

Eggs n#1: salty breakfast :)

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Quando ti svegli la domenica mattina, e fuori piove. Una pioggia leggera, elegante, quasi impercettibile. La nebbia copre tutto il paesaggio e niente di quel che solitamente riconosci è visibile. Mi piace quando succede così. Perché in quel preciso momento, non importa se effettivamente sono a casa. Volendo, se solo gioco un po’ con la fantasia, potrei essere in qualsiasi parte del mondo, con quella nebbia. In un cottage finlandese con il camino già acceso come se fosse pieno inverno, in un prato verde e deserto islandese con un gran silenzio e solo un forte e freddo vento che colpisce il viso oppure al quinto piano di uno stabile ottocentesco parigino, Parigi, sempre nel cuore.

Quando sto bene basta poco per farmi viaggiare con la testa. Quando sono in pace, dentro di me, non occorre molto per farmi nascere un sorriso sul viso. Sarà quest’aria di cambiamento, che ormai respiro già da un po’, ce n’era un gran bisogno. Vi avevo già parlato di nuovi programmi, nuove esperienze e nuova me. Di una nuova vita. Me ne accorgo ogni giorno di più, quando sono di nuovo a casa. Che una volta partiti, è difficile tornare indietro. Che gli occhi con cui vedi le solite cose e persone mutano, che tutto diventa incredibilmente estraneo e lontano, anche se conosci perfettamente quel luogo, quelle abitudini. Ti accorgi che fuori, in realtà, nulla è diverso da prima, ma che comunque percepisci qualcosa di incredibilmente strano e nuovo. Ti senti maturata, cambiata, inizi a conoscerti. Capisci che vuoi continuare sulla strada verso il Mondo, verso il Nuovo.




Vi avevo promesso un post ricco, quindi continuiamo con le chiacchiere, che come sapete, mi riescono molto bene ;) Se non ricordo male, vi avevo accennato di alcune novità, ma soprattutto di un progetto a cui collaboro.



Partiamo dal progetto. :) Anche se ancora per poco, è questione di giorni, non posso rivelare tutti i dettagli, ma comunque vedrete che già con una piccola anteprma vi innamorerete di questa novità. Vi ho ancora parlato di Giulia, cara amica e proprietaria di Bianco Concept Store, negozio che molte di voi già conoscono, nonché uno dei miei preferiti in assoluto :). Proprio in questo post, senza farlo apposta, vi avevo accennato dei suoi articoli, molti sono un’ esclusiva in Italia, e anche dei tè Lov Organic. Questa una piccola traccia per farvi incuriosire: un evento/un progetto. Ci sarà Bianco, ci sarò io (con il blog), ci saranno i tè Lov e ci sarà il Grand Hotel Trento. Sarà un qualcosa di fantastico e divertente, credeteci. E a riguardo vi aspetto lunedì/martedì su Facebook, per tutti gli aggiornamenti e per l’effettivo lancio! :)

 
Per quanto concerne invece il post, la scorsa volta vi avevo proposto un genere prettamente fotografico, quello di oggi invece è mirato a portare alcune possibili idee secondo un preciso tema, che se riuscirò, porterò avanti in più “puntate”. Le protagoniste sono le uova e l'argomento è il brunch/ la colazione domenicale (sì, sono un po' fissata con i brunch ;) ). In poche parole parliamo di due ricette con le uova, entrambe salate, una molto classica e conosciuta (anche se proposta nella mia versione), l’altra semplice ma forse meno diffusa tra le tavole degli italiani, che rappresentano a mio vedere due fra le migliori alternative di colazione completa, su modello di quella inglese, che una volta ogni tanto vale la pena concedersi.

Vi lascio alla mia English breakfast e alla breakfast omelette, sperando che possano piacervi come spunti per i prossimi brunch d'autunno.  
La prossima (puntanta), ve lo anticipo, sarà tuttua dolce :)

Torno alla mia finestra, alla pioggia e alla nebbia.
Chissà dove andrò questa volta. ;)
A bientôt!



 

Omelette salata per la colazione (con prosciutto e formaggio)

Ingredienti:
per 2 omelette medie

per le omelette:
6 uova fresche bio
2 cucchiai di panna da cucina
2 pizzichi di sale
pepe
25 g di burro
2-3 cucchiai di olio evo

per la farcitura
3-4 fette di prosciutto cotto di qualità
4-5 fette di formaggio bianco bavarese (tipo Edamer)

come accompagnamento:
spinacino fresco, lavato ed asciugato
olio, aceto, sale
pomodorini al forno aromatizzati al timo (vedi ricetta nella preparazione della colazione all’inglese)
dadini di pane tostato all’olio evo

Preparare le omelette, sbattendo le uova con una forchetta in una ciotola, aggiungendo la panna, il sale e il pepe, incorporando molta aria. In una padella antiaderente sciogliere burro e olio e versarci metà della pastella. Cuocere come una classica frittata da entrambi i lati, fino a che diventa leggermente dorata. Quando la cottura è quasi ultimata, farcire una metà dell’omelette ancora in padella con qualche fetta di prosciutto e qualcun’altra di formaggio, chiuderla e sigillarla, toglierla dal fuoco. Procedere ugualmente con il resto della pastella.

Per l’accompagnamento, preparare una veloce insalata di spinacino, condita con olio-aceto-sale (o con la vostra vinaigrette preferita), qualche pomodorino al forno e qualche dadino di pane tostato in padella con olio evo.

Note:

-          l’omelette può essere servita anche da sola ma nel caso del brunch è perfetta abbinata ad un’ insalata (come la ricetta propone) oppure ad altri tipi di contorno tipici del brunch.
-          la farcitura dell’omelette può ovviamente cambiare secondo i vostri personali gusti e preferenze. Inoltre è possibile aromatizzare la pastella con erbe aromatiche o altri aromi, interessante è l’abbinamento con l’erba cipollina.
-          essendo la ricetta semplicissima, il trucco per renderla deliziosa è usare prodotti freschi e di qualità. Pochi ingredienti ma buoni e di prima scelta. Fa la differenza.


(my) English breakfast

Ingredienti:
per 2 persone

per le uova:
3-4 uova
sale
pepe
5 cucchiai di panna da cucina
20 g di burro
1 cucchiaio di olio evo

per il bacon:
4-6 fette di pancetta di qualità

per i pomodorini al forno aromatizzati al timo:
10-15 pomodori ciliegia, lavati e tagliati a metà
olio evo
sale
rametti di timo fresco

per accompagnare:
pane tostato


Preparare per primi i pomodorini, infornandoli in una teglia con un goccio d’olio, un pizzico di sale e qualche rametto di timo sparso qua e là. Cuocere per almeno 25-30 minuti a 180°.
Per le uova, sbatterle velocemente con sale, pepe macinato al momento e 3 cucchiai di panna. Trasferirle in una padella antiaderente dove avrete sciolto burro e olio e iniziare la loro cottura. Mescolare le uova, sfaldandole e appunto strapazzandole con un mestolo di legno, facendo in modo che rimangano sempre morbide e non si cuociano eccessivamente. Quando sono ancora un po’ indietro di cottura, aggiungere i restanti 2 cucchiai di panna, che serviranno a tenere morbide e cremose le vostre uova, e aiuteranno nel caso in cui le aveste fatte cuocere troppo.
Per il bacon, far arrostire le fette su di una padella antiaderente senza grassi, facendole abbrustolire, rendendole croccanti da entrambi i lati.
Servire le uova ancora calde, con il bacon croccante, i pomodorini al forno e il pane tostato.

Note:
-          l’idea in più è quella di servire la colazione a mo’ di “tutto in uno”, formando con il pane tostato delle bruschette da colazione, con il bacon, le uova e i pomodori, tutto su un’unica fragrante fetta di pane.
-          La cottura dei pomodorini è indicata per persone che apprezzano i pomodorini “semi al forno”, ovvero pomodorini non completamente disidratati, ma ancora un po’ succosi e polposi. Per ottenere un risultato simile al pomodoro secco basterà allungare la cottura di un’altra mezz’ora.
-          io preferisco usare un pancetta piuttosto dolce, anche se la tradizione inglese richiederebbe quella affumicata, appunto, il bacon. Sta a voi scegliere. Io preferisco sapori un po’ meno decisi e sapidi, però come sempre, dipende dalle preferenze. 








About Autumn, tea and an event.

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Ho voglia di parlare di autunno oggi. Quella stagione calma, pigra, elegante e profonda. Una passeggiata nei boschi umidi e tinteggiati di mille colori, con un immenso silenzio, un cestino in mano e la speranza di trovare qualche castagna o qualche mela selvatica lungo il tragitto. Sono occasioni perfette per trascorre una felice e spensierata domenica in compagnia, oppure, semplicemente, il modo per scappare dal quotidiano e rifugiarsi tra gli alberi e le casette di legno. Per trovare qualcosa di magico e di segreto. Per liberare l’immaginazione.


Quella stagione che ti sorprende, per le meravigliose giornate di sole  che ti concedono gli ultimi e fugaci pic-nic in distese bagnate, ma che ti stupisce per le precoci nevicate che coprono il paesaggio, a volte ancora impreparato a vestirsi di bianco. 


 
Sciarpa, berretto e cappotto, immancabili scarpe calde. I primi freddi. Una tazza di tè. Il piacere che provi nel berlo, fuori, all’aria aperta. Perché non vuoi perderti lo spettacolo che la natura ti sta regalando, perché anche se è freddo, non resisti davanti ad alcuni momenti.
E forse è proprio così che anche un tè, diventa speciale. Ne gusti l’aroma, ne annusi il profumo, con le mani che abbracciano la tazza. Ti senti bene. Felice, leggera. 



Una tazza di tè, con una persona speciale. Le chiacchiere che a volte mancano così tanto. Perché solo con alcune precise persone hanno senso, hanno vita.

Lo so. Sono un’inguaribile amante di tutto ciò che posso definire poetico. Di immagini poetiche. Di momenti poetici. Di Poesia. E so anche che non a molti due passi nel bosco sono indifferenti. Che un pometo carico di piccoli frutti rossi può non affascinare. Che un riccio di castagna caduto sul sentiero è solo un piccolo intralcio. Per me, non è così. Fin da piccola mi faccio rapire da queste piccole cose. Così semplici, eppure a volte così indimenticabili.

Così, vi lascio qualche scatto, di una giornata poetica d’autunno tipo. Con una persona speciale, le castagne, i ricci e le mele. L’immancabile tazza di tè.








Oh. Stavo per scordarmi. Dato che s’è parlato di tè, di buon tè, non posso dimenticare di raccontarvi del famoso progetto-evento a cui parteciperò, che ha tra le altre cose aperto le iscrizioni ufficialmente mercoledì scorso. I LOV MINI CAKES, il nuovo evento organizzato da Bianco (se vi siete persi l’introduzione degli scorsi post vi rimando qui) in collaborazione con me, Me and food, ed il Grand Hotel Trento. Qui, Giulia ha descritto benissimo il contenuto e l’evento in generale, in un delizioso e curato post, con tutti i particolari e i dettagli riguardanti il progetto. Io comunque ci tenevo a descriverlo anche sul blog, così, come se facessimo due chiacchiere senza pensieri. Sabato 19, alle ore 16.30 presso il Grand Hotel Trento si terrà il primo incontro dei due laboratori di cucina che abbiamo organizzato, questo primo denominato I Lov mini cakes. Sarà un delizioso pomeriggio che trascorreremo in compagnia, tra la preparazione di un delizioso dolce sotto la mia supervisione (ho creato appositamente la ricetta ed il tè è protagonista), tante risate e la degustazione dei meravigliosi tè Lov Organic. Sono moltissime le sorprese che caratterizzano l’evento (se leggerete il post di Giulia, troverete tutto specificato) e vi invito davvero ad andare a curiosare. Ne vale la pena.

È stato frutto di molti mesi di lavoro/preparazione. È stato un lavoro di squadra, che ha visto tutte e tre le parti unite e disponibili per impegnarsi al massimo nel progetto e per regalare ai partecipanti un’esperienza unica. Siamo orgogliosi e emozionati nel poter affermare che finalmente tutto ciò prenderà forma. Noi vi aspettiamo, per condividere un sabato pomeriggio diverso e particolare, in compagnia. Con tanti sorrisi e qualche delizioso dolcetto :)

ps. per tutte le informazioni visitate, come detto, il blog di Giulia. Affrettatevi se siete interessati ad iscrivervi: i posti sono limitati :) Per il secondo incontro, a breve, ci saranno aggiornamenti e vi spiegheremo con precisione cosa vi aspetterà.







Ora scappo. Torno, non prestissimo, ma torno. Croce sul cuore <3


In love with Fall :)

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Sono tornata, come promesso.
Di corsa, di fretta. Ultimamente sono mille le cose da fare, seguire, completare. Fatico a starci dietro, non lo nascondo. A momenti (quei pochi momenti) in cui riesco a fermarmi, chiudere gli occhi e pensare, devo dirlo, mi tornano in mente i bei momenti spensierati dell’estate, quella senza peso, senza pretese. Libera e selvaggia.

Sono felice adesso, sto bene. Anche se, ovvio è che tutto è diverso. Ho ripreso il ritmo, gli impegni, sto scoprendo un nuovo mondo, che mi sta altrettanto piacendo certo, ma ogni tanto uno sguardo a quella Me di qualche mese fa ce lo faccio. Perché a volte, non ci posso far nulla, mi manca proprio. La ricordo con piacere, non con nostalgia. Con un sorriso sul viso. Pronta, quando sarà il momento, a riaccoglierla.

Oggi come l’altra volta, voglio ancora parlare di autunno. Questa stagione mi sorprende ogni giorno di più. Tra le foglie secche lungo i viali, larici ingialliti e cieli limpidi, mi perdo e mi rifugio nelle sue meraviglie. Ogni attimo, ogni ora, mi sembra preziosa, irripetibile e immensamente affascinante. E anche se di solito fisicamente il cambio di stagione affatica, io sono piena di energie, desiderosa di fare e di non perdere un solo momento. Penso a viaggi e a posti lontani, penso a nuove idee e ricette, a proposte per il week-end e all’immancabile Törggelen di famiglia.



La cucina è invasa da castagne, cachi, zucche e mele e poi, come dimenticarla, c’è l’uva nera. Quella così suntuosa ed elegante, dal colore indaco e di una dolcezza unica. A casa mia ogni autunno ne abbiamo cassette colme, che provengono da tenute di amici di famiglia. In realtà ho sempre desiderato “visitare” nel vero senso della parola i vigneti, perdermi tra le distese, cogliere i grappoli, trascorre lunghi pomeriggi assolati, con mosto fatto in casa e castagne al forno in compagnia di amici, per vivere il vero autunno.
Più volte sono stata ospite in tenute agricole tra vigneti e meleti, per qualche merenda autunnale o semplicemente per ritirare qualche dono di conoscenti. Non ho però mai avuto modo di vivere attivamente la campagna, di immortalarla e di conoscerla meglio. In prima persona.
E dato che nell’ultimo periodo non mancano come dicevo proposte per trascorre qualche giornata diversa dal solito, inoltre, avendone estremo bisogno, ho già qualche idea in mente. Vedremo. E forse, vi racconterò anche di questo un giorno :)


 Nel frattempo, vi lascio oggi una ricetta pazzesca che molti conosceranno, l’ode all’uva nera per eccellenza: la schiacciata all’uva. Ricetta toscana, rustica e autentica, una focaccia dolce, dal gusto grezzo e contadino. Io non ho seguito la versione originale, il mio risultato è una focaccia un po’ più alta e zuccherina, leggermente diversa dalla tradizione. Il concetto però rimane lo stesso, una base di focaccia abbastanza neutra condita con gli acini dell’uva, olio evo e zucchero di canna. Non c’è molto da aggiungere, va semplicemente provata. :)
Potrebbe sembrare un peccato utilizzare uva di così alta qualità per un dolce, quando gustata al naturale è meravigliosa. Io ho fatto più volte questo ragionamento. Se però si guarda la cosa dall’altro punto di vista, ovvero (come nel mio caso) la quantità di frutta è così importante che si rischierebbe quasi che si sciupi da sola, con lo scorrere del tempo, cucinare la schiaccia è la soluzione ideale per evitare una rimanenza esagerata o di utilizzare gli ultimi grappoli, magari un po’ fiacchi, per dare loro una seconda possibilità ;)

A voi le foto ( un po’ ambientate ;), vi piacciono? ) e lo spunto per una merenda in giardino d’autunno. Adesso devo davvero scappare, ma come sempre tornerò.
Aspettatemi, vi prometto che ne varrà la pena. <3

Ps. L’evento I Lov Mini Cakesè stato un successo :) Ci siamo divertite e abbiamo trascorso un bellissimo pomeriggio assieme, tra farina, zucchero a velo e tante risate. Ringrazio ancora le partecipanti per essere venute a cucinare con me, ringrazio il Grand Hotel Trento (soprattutto Veronica) e lo staff del ristorante Clesio per la disponibilità e l’aiuto e ovviamente Bianco Concept Store. Mi raccomando rimanete connessi per il secondo appuntamento di novembre, a breve vi racconteremo tutto :) 



Schiacciata all’uva (focaccia dolce all’uva)

Ingredienti:
250 g di farina bianca (00)
250 g di farina integrale di grano tenero
50 g di zucchero di canna + quello necessario per spolverizzare il dolce
12 g di lievito di birra fresco
300 ml di acqua tiepida
1 cucchiaino di miele
olio evo qb
500-600 g circa di uva nera, lavata e asciugata

Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida, prelevandola dai 300 ml previsti per la ricetta e aggiungere un cucchiaino di miele. Nell’impastatrice (planetaria) versare le farine, mescolandole, e formando una sorta di fontana, unire il liquido acqua-lievito. Iniziare ad impastare e aggiungere pian piano il resto dell’acqua, fino ad ottenere una palla di impasto fissa ed omogenea. Lasciar lievitare l’impasto coperto da uno strofinaccio pulito al caldo fino a che raddoppierà di volume (circa 1 ora e mezza/2). A questo punto incorporare i 50 g di zucchero di canna e 4 cucchiai di olio, continuando ad impastare per qualche minuto. Dividere l’impasto in due e stendere entrambe le parti sul piano di lavoro ben infarinato fino ad uno spessore di circa 1 cm.  Ungere d’olio una teglia capiente e stenderci sopra una delle due sfoglie. Posizionare sopra la focaccia circa la metà degli acini d’uva, condire con un filo d’olio e una spolverata di zucchero di canna. Coprire con l’altra sfoglia, sigillando i bordi, e ripetere l’operazione precedente (uva-olio-zucchero). Cuocere a 180° per circa 35-40 minuti.
La superficie deve scurirsi (il risultato sarà quasi caramellizzato), prestate comunque attenzione alla cottura. Servire tiepida.

Note:
-          il dolce si conserva per alcuni giorni, sotto pellicola o avvolto da alluminio.
-          per evitare che gli acini in superficie escano dal dolce, fissateli nell’impasto premendo leggermente.
 






Bye, (my) dear Autumn.

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E questa volta lo faccio davvero. :)
Perchè è troppo strano tornare, ora. Devo ancora capire alcune cose. Forse troppi progetti, troppe idee, troppo caos. Chiarezza, non ci sarai mai nel mio vocabolario, mai ci entrerai probabilmente ;).

Ho in mente una sorpresa, ci sto lavorando. Nulla di che in realtà, ma è da moltissimo che ci penso. Vediamo.



E tanto per ricordarvi che ci sono, una ricetta nuovissima, un saluto al mio autunno (quest'anno così alternativo). Un piatto della mia tradizione (forse uno dei pochi presenti qui sul blog) in chiave completamente anarchica ;). Schmarren di castagne, la versione castognosa del Kaiserschmarren, senza farina (gluten free: modalità on! :) ) e dalla consistenza leggera e spumosa. In italiano potrebbe essere interpretato come una frittata dolce alle castagne, ma per capire di cosa parlo realmente dovrete provarlo, e vi garantisco che ne vale la pena :)





Foto (che ne pensate?), ricetta (superparticolarissima), corro. :)

Un pensiero speciale va a tutte le persone che tornano, passano e ritornano, sempre, a prescindere dai post, dalle nuove ricette o altro. Perchè a loro sta a cuore questo spazio, e per questo vi ringrazio di cuore: so che ci siete e ci sarete sempre.

Credevo che non ci sarei mai riuscita ed invece... ecco il post record minimalista! Non è stato difficile ( vedremo se riuscirà a sopravvivere con la sottoscritta questo format ;)... mmm, non credo proprio :) ).




Schmarren di castagne (frittata dolce di castagne)
                   
ingredienti:
60-70 g di purè di castagne ( purea naturale di castagne, tipo crema di marroni*)
50 g di burro
80 g di zucchero
80 ml d latte a temperatura ambiente
2 tuorli d'uovo
3 chiare d'uovo

Caramellare in un pentolino 30 g di burro e 2 cucchiai d zucchero (da prelevare agli 80 g previsti dalla ricetta) senza farlo scurire eccessivamente, aggiungere poi il latte e far sobbolire lentamente ino a che lo zucchero caramellato non si è sciolto completamente. Togliere il liquido dal fuoco e aggiungere il purè di castagne mescolando.
In una ciotola capiente sbattere energicamente i tuorli con lo zucchero rimasto e unire alla massa di castagne. Montare poi a neve ferma le chiare e incorporarle delicatamente alla massa. In una padella antiaderente ampia scaldare un goccio d'olio e il restante burro (20 g, anche un po' di più ;) ), versare il composto e cuocere finchè la frittata risulta dorata da entrambe le parti. Per terminare la cottura (all'interno dello Schmarren) passare in forno caldo per 5 minuti circa a 180°, infino sminuzzarlo con la forchetta.
Servire caldo, spolverizzato di zucchero a velo e a piacere della marmellata di mirtilli/ribes rosso.

Note:

·         * per reperire la purea di castagna vi consiglio di rivolgervi al vostro negozio bio di fiducia (io l'ho trovato lì). E' leggermente diversa dalla confettura/crema di marroni, perchè è al naturale e non eccessivamente dolcificata ( con i pezzettoni di castagna). Effettivamente trovare l'alternativa in questo caso è un po' difficile, consiglio di sostituirla (anche se non sarà la stessa cosa) con una crema di marroni di qualità. In questo caso dovrete gestire la dose di zucchero, che con l'utilizzo della crema potrebbe risultare eccessivo.
·         la versione classica dello Schmarren prevede l'uso della farina (da molta consistenza al dolce). Per avvicinarsi alla tradizione si potrebbe provare ad aggiungere un 80-100 g di farina setacciata.



Orange hake with vegetables (waxed paper wrapping)

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Confusa. Così mi sento in questo momento.
Non capisco più cosa succede. Alcuni programmi sono saltati, sono in un vortice di emozioni ed eventi. Non ci sto più con la testa.
La mia indole ‘teniamo tutto sotto controllo’  ormai è sparita. Perché sono così fusa, andata, non presente, che non riesco più nemmeno a pensare. Spengo tutto, stop. Reset, please.


Dovevo fare un sacco di cose. Volevo cucinare, fotografare. Dovevo postare. Aspettavo il momento giusto, per mettere in ordine, la mente e la mia vita.
Non è stato così.
Sono un tipo matematico e un po’ precisino, da sempre. Ultimamente però sto cambiando. Finalmente capisco che ogni esperienza è necessaria, per crescere e maturare. Accetto tutti gli aspetti della mia esistenza. Tristi, stressanti, gioiosi che siano. Questa è la vita. Quella vera, ed è ora che inizi a viverla anche io.

La ricettina (no, non ce la siamo dimenticata! Figurarsi;)). Volevo provare quest'idea da tanto tempo, quel bel wok nuovissimo voleva essere il protagonista. Dovevo provarlo ed ho subito pensato al pesce. Qualcosa di semplice e leggero. Prima di iniziare questo periodo di Carnevale (che si prevede abbastanza goloso ;)), volevo continuare la strada del sano e del light che ho intrapreso dopo le Feste.
In realtà parliamo di un piatto molto elementare. Potrebbe sembrare quasi deprimente ed insignificante. Pesce e verdure al vapore  (che tristezza, direte voi ;)) In verità non è proprio così. Parliamo di un nasello alla arancia (e semi di finocchio), con tante verdurine attorno, tanti aromi e un gusto pazzesco.
Sebbene la cottura sia la più sana in assoluto ( il vapore è sempre un' ottima soluzione;)) non si può definire questo pesce banale. Ha un sapore deciso, gustoso ma allo stesso tempo esalta la bontà della semplicità. La cottura è, a mio avviso, molto curiosa, comoda, divertente e veloce. I cestelli di bambù sono stati un grandissima scoperta. Effettivamente (non mi maledicano i puristi della cucina orientale ;)) sono stata un po’ furbetta;), nel senso che ho utilizzato il wok e i cestelli in una maniera non propriamente esatta. Mi sono informata e non andrebbero cotti i cartocci nei piani dei cestelli. Io però l’ho fatto (molto poco orientale, ok, non c’è niente di etnico in tutto questo;)) e non ho avuto nessun problema, insomma, non è scoppiato nulla:)
Diciamo che come spesso capita per i cibi estremamente sani, sono bellissimi da crudi, un po’ tristini da cotti. Per le foto è successa la stessa cosa. Tanti colori allegri all’inizio, un insieme più melange dopo la cottura e gli scatti ne hanno risentito (infatti fanno pena, ahimè).
Però ormai mi conoscete. Anche se non rispetto sempre le regole del food styling (piuttosto crudino, ma con un aspetto più invitante), cerco di rimediare. Poi in questo caso se non fosse stato cotto come si faceva?! Si sa, il vapore per quanto geniale e buono, non rende nessuna pietanza bella. Più da dieta, se proprio.
Come già detto però, questa volta, dovete darmi fiducia e credere alle mie parole (lo so che lo fate già;)). Il gusto è fantastico, ricco e diverso. Non ci si aspetterebbe un sapore così particolare da un piatto del genere. Io sono stata la prima a rimanere sorpresa!
Credo sia la perfetta soluzione alla questione cibi sani=zero sapore. Ogni tanto ci vuole proprio, appunto in previsione dei prossimi giorni di festa;)
Vi ho convinte/i? ;)


ps. chiedo ancora scusa per la scarsa qualità degli scatti, allo stesso tempo però non potevo non proporre questa ricetta, vale davvero la pena! :)





Nasello all’arancia con verdure al vapore
tratta e modificata da Wok, segreti e cotture- Sale & Pepe collection, Mondadori

Ingredienti:
600 g di filetto di nasello
100 150 g circa di pisellini medi (precotti)
4 cipollotti
4/6 carotine novelle
un cucchiaino di semi di finocchio, pestati
un’arancia non trattata
mezza stecca (oppure una piccola) di cannella
4 cucchiai di vino bianco
olio evo
sale e pepe

Grattugiare la scorza d’arancia e tagliare il nasello a pezzi, lavato e  ben asciugato, mettendoli in una ciotola. Unire al pesce la scorzetta, il vino, 3 cucchiaio di olio, i semi di finocchio, la cannella e una macinata di pepe. Mescolare delicatamente per non sfaldare il pesce, coprire con pellicola e lasciare marinare per un’oretta al fresco.
Pulire nel frattempo le carote, raschiandole e tagliandole a rondelle. Scolare e lavare i pisellini, mondare i cipollotti e tagliare la radice.
Preparare i cartocci di carta da forno, posizionarci le verdure. Irrorare con un filo d’olio e disporre sopra i tocchetti di pesce con parte della loro marinata, salare leggermente.
Chiudere i cartocci , sistemarli nei cestelli di bambù e posizionare i piani nel wok, nel quale avrete già fatto bollire un velo d’acqua che servirà a formare il vapore per la cottura. Se il fondo d’acqua si asciuga, aggiungerne dell’altra, affinché si crei sempre vapore. Cuocere nei cestelli 20-25 minuti.

Note:
-          Potete usare anche il merluzzo al posto del nasello, se preferite un pesce più consistente e meno neutro di sapore.
-          E’ possibile sostituire le verdure di contorno in base alla stagione e ai gusti personali. Vanno benissimo fave o zucchine.
-          Sarebbe preferibile fare in modo che il fondo d’acqua non tocchi direttamente i cestelli ma che li sfiori solamente. Potrebbero rovinarsi o bruciarsi. Se non fosse possibile fare altrimenti, fate attenzione alla base del piano più inferiore.





Adventskalender

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Lo ricordo, quando ero piccina. Il primo di dicembre ha sempre avuto un significato magico per me. Alla mattina presto, ancora sotto le coperte con i piedini avvolti da caldi calzini di lana ed il nasino infreddolito, un'aria diversa circondava l'atmosfera della mia cameretta. Sapevo cosa stava per succedere, cosa stava per iniziare, anche quell'anno. Che quella casellina del mio Adventskalender (calendario d'Avvento) era pronta per essere aperta. Che era il momento.



L'Avvento, il periodo dell'anno che preferisco da sempre, che avvolge dicembre, che lo coccola.

Tra neve, berretti di lana, sciarpone xxl e immancabili guanti. Tra la cioccolata calda e lo stollen di mamma a merenda, Christmas di Bublè di sottofondo (e i Pink, solo per poco riposano ;) ), anche un semplice pomeriggio diviene magico.



L'Avvento è cannella dappertutto in cucina, è San Nicolò in famiglia e abbuffate di Zimtsterne. E' sere trascorse a pensare ai regalini edibili per le Feste, alle confezioni. E' cartoncino, forbici e nastrini . E' decorazioni per la casa, è la candela della Adventskranz (corona d'Avvento) accesa alla sera, il soggiorno caldo, l'albero, i para-orecchi con le renne.



Qui vi avevo già raccontato di come vivo il periodo che precede il Natale, di quanto tempo dedico in cucina, di come vivo intensamente queste lunghe giornate d'inverno/fine autunno.

Nonostante gli impegni, che anno per anno aumentano e si infittiscono, ho sempre ritagliato del tempo per i preparativi. E quest'anno non sarà diverso. Anche se è difficile. Anche se è un periodo strano, dopotutto. Nel quale devo capire ancora tante cose. E forse è meglio così. Perchè se tutto, fuori, è disordine, vortice e anche ( non sempre) sofferenza, io nell'Avvento mi rifugio. Perchè è casa, è famiglia, è sorrisi e abbracci caldi. E' sicurezza ed equilibrio. E' tornare. Adesso ne ho bisogno.



E allora, oggi, come ogni anno, come ogni primo di dicembre, ecco che ho aperto la mia casellina del calendario (con motivi rigorosamente tedeschi :)). Proprio come quando avevo le manine troppo piccole per staccare le porticine. Perchè per alcune cose, non si è mai troppo grandi.




Quest'anno ho voluto esagerare. Eh sì. Perchè se a casa mia i calendari erano più di uno (quello mio, di mia sorella, quello decorativo e quello della famiglia, sì, roba da pazzi ;) ), non ne ho mai abbastanza. Ci pensavo da un po', e alla fine mi sono decisa: ho ricreato un calendario d'Avvento edibile, in stile nordico-germanico. Un'idea semplice, così pulita. Così facile da fare. Così bella. Tra le altre cose uno splendido elemento decorativo :)



Una scaletta di legno, nastrino a righe rosse e bianche, 25 biscottoni tipo pepparkakor(con una ricetta speciale, super particolare) glassati, mele rosse e aghi di pino argentato. 





Basta poco. Per volare in un'atmosfera surreale. Che sa di Nord, di neve, di zenzero e chiodi di garofano. Di casette di legno e camini accesi. Che sa di ricordi ed emozioni che non muoiono mai. Che a prescindere da tutto rimarranno sempre le stesse.



Oggi è così. E, sì ci riesco ancora, sorrido. Perchè non posso proprio fare altro ;)



Ps. Il tempo è poco, pochissimo, l'ho già detto. Ma non mancherà niente, ve lo prometto. Ci saranno idee, nuove. E ovviamente regalini home-made commestibili per Natale. :)



Non sparite, mi raccomando. Ne varrà la pena. :)



Biscotti speziati con melassa (tipo pepparkakor)

tratta e modificata da Sale e Pepe Kids, dicembre 2012



Ingredienti:

per 20-30 biscotti (di forma media):



450 g di farina bianca, setacciata (più quella per la lavorazione)

2 cucchiaini e ½ di zenzero in polvere

1 pizzico di noce moscata in polvere

1 pizzico di chiodi di garofano in polvere

1 pizzico di cannella in polvere (facoltativa)

1 cucchiaino di bicarbonato di sodio

90 g di burro morbido

110 g di zucchero di canna integrale (tipo muscovado)

2 uova

180 ml di melassa (oppure 90 ml di melassa e 90 ml di sciroppo d'agave)

zucchero a velo

½ cucchiaino di sale



per la glassa:

250 g di zucchero a velo, setacciato

4-5 cucchiai di acqua a temperatura ambiente

qualche goccia di succo di limone (facoltativa)





Tagliare il burro a pezzetti e lavorarlo con lo zucchero di canna in una ciotola, sbattendo con una frusta, fino a che raggiunge una consistenza cremosa ed omogenea. Aggiungere le uova, uno alla volta, versare la melassa (o il suo sostituto) e continuare a montare. In un'altra ciotola mescolare la farina, le spezie, il bicarbonato ed il sale. Aggiungere gli ingredienti secchi alle uova e amalgamare bene, impastare fino ad ottenere un pallina liscia.

Coprire l'impasto e lasciar riposare in frigo per almeno 3 ore. Togliere l'impasto dal fresco una mezzora prima di lavorarlo, facendolo riposare a temperatura ambiente. Dividere l'impasto in due, stendere le sfoglie con uno spessore di mezzo cm e ricavare i biscotti, con forme natalizie a piacere. Dovendo appendere i biscotti, praticare dei forellini (io con la punta di un sac a poche) per far poi passare il nastro.

Adagiare i biscotti sulle teglie da forno rivestite da carta oleata e cuocerli in forno già caldo a 180° per 7-8 minuti, prestando attenzione affinché non risultino troppo dorati.

Sfornarli, farli raffreddare. Glassarli, scrivendo su ogni biscotto il numero (da 1 a 25) con l'aiuto di un sac a poche e decorarli a piacere. Far asciugare la glassa per una notte al fresco. Il giorno seguente, infilare in ogni biscotto un pezzetto di nastro decorato, chiudendo con un fiocchetto. Appendere i biscotti sul “calendario”.



Note (anche creative :) ):

·         potete utilizzare qualsiasi superficie per creare il calendario. Io ho proposto una scaletta di legno, ma si possono tranquillamente appendere i biscotti su un ramo di un albero (anche sbiancato, per un gusto ancora più nordico), su un asse di legno grezzo con puntine rosse e bianche. Sbizzaritevi, date sfogo alla vostra fantasia, e se avrete voglia, condividete con me la vostra idea :)

·         la dose di glassa è molto abbondante. Potete lasciare i biscotti semplici come ho fatto io ( con il solo numero al centro), oppure potete aggiungere puntini, linee o altro a vostro piacere.

·         Questi biscotti si conservano a lungo in contenitori ermetici ben sigillati. Inoltre sono perfetti per arricchire i vostri pacchetto regalo. Legate un biscotto decorato (potete inserirlo in un sacchettino trasparente o di juta per un risultato più rustico) al nastro del vostro pacchetto assieme al biglietto-etichetta. Sarà una dolce sorpresa per la persona che aprirà il dono :)



 


Xmas in a jar

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Sono tornata (mamma come passa il tempo) il prima possibile per iniziare la serie (sperando che possano essere più, non garantisco ;) ) di post pre-natalizi, con a tema i regalini commestibili per Natale. Come ben sapete il periodo è frenetico, nella sua magia e atmosfera, il tempo stringe e gli impegni si infittiscono sempre più.

Come dicevo la scorsa volta però, non ho intenzione di rinunciare a godere a pieno il periodo più incantevole dell'anno. Ogni domenica il piccolo laboratorio di Babbo Natale apre le porte e sforna, incarta ed impacchetta piccoli cadeaux da regalare ai propri cari. È davvero il modo più bello e divertente di regalare un pensiero alle persone che più ci stanno a cuore. Un regalo autentico e genuino che trasmette affetto ed attenzione.

Quest'anno però ho voluto uscire un pochino dai soliti schemi. La produzione di biscotti di ogni genere non mancherà, vedrete che non mi sono smentita (in fondo, è pur sempre una tradizione :)). Pensandoci un po' però e volendo trovare un'idea diversa e un po' nuova senza però stravolgere il concetto dei regalini commestibili, ho trovato un'idea che avevo già visto da Linda, e che subito mi aveva colpito. Invece di cucinare i classici biscotti da regalare nelle scatole di latta o nei contenitori appositi, perchè non comporre dei preparati casalinghi per biscotti e dolcetti homemade? Ecco perchè Xmas in a Jar (Natale nel vasetto). Un mix di ingredienti semplici e genuini, già pesati e dosati, stratificati in un vaso da conserve, ai quali bisognerà aggiungere solamente gli ingredienti freschi per ottenere senza sforzo degli ottimi biscotti fatti in casa. Personalmente lo trovo geniale, simpatico e divertentissimo. Se ci riflettete è una trovata furba per colpire le vostre amiche appassionate, i vostri parenti che potranno replicare i vostri dolcetti o chiunque apprezza il mondo del food :).

È velocissimo da realizzare per voi (è sufficiente dosare le quantità di ingredienti secchi e stratificarli nel vaso di vetro a chiusura ermetica) e potete sbizzarrirvi con decorazioni, nastrini e cartellini (dove scriverete il nome della ricetta e gli ingredienti freschi da aggiungere al momento dell'uso).



Io ho proposto quest'idea con dei biscotti semplicissimi al cacao, cioccolato fondente e noci macadamia. In realtà questo è solo uno spunto, perchè infatti potete riempire i vasetti con qualsiasi preparazione o ricetta voi desideriate (anche dolcetti da forno). L'unico consiglio che vi do è quello di provare prima, se avete intenzione di usare una specifica ricetta, che il risultato sia ottimale. Essendo il concetto quello del “preparato-mix” la ricetta scelta non potrà essere articolata, con mille passaggi o troppi ingredienti. L'idea è quella di riuscire a cucinare dolcetti deliziosi semplicemente mischiando il mix pronto con altri ingredienti, a mano oppure (ancor meglio) in un mixer da cucina o una planetaria, senza fatica e senza complicazioni. :)


Sarà che quest'anno sono in immenso ritardo, sarà che ho mille cose per la testa (anche di belle, ovviamente), che ho pochissimo tempo e che quello disponibile mi scivola via, ma quest'idea per i regali di Natale commestibili è fantastica. Con pochi materiali e in poco tempo è possibile ottenere dei pensieri speciali e tremendamente simpatici.

Sono certa che, almeno il concetto-idea, vi piacerà :) Ditemi cosa ne pensate!
Ora scappo, di nuovo. Avevo in programma molte cose, qui sul blog. Come al solito :)
Altre però mi aspettano fuori, voglio provarci, voglio rincorrerle. Vediamo se ci riuscirò, vediamo come finirà :)

ps. non lo dico troppo forte, viste le mie promesse non mantenute ultimamente. Prima di Natale, quello vero, dovrei tornare. Spero di farcela, ci proverò. Tornerò per gli auguri, quello sicuro (almeno su fb), forse con un'altra ricetta. Non voglio promettervi nulla però :)

ps.#1 Siamo in fase di cambiamenti. Forse vi accorgerete di qualche piccola modifica (strutturale) del blog. Ci devo ancora lavorare sopra un po'. C'è bisogno di aria nuova! Oh sì.


C hocolate macadamia cookies (biscotti al cioccolato e noci macadamia)



Ingredienti (per il vasetto):



in ordine da stratificare



350 g di farina bianca (alla quale vanno aggiunti)

  • 30 g di cacao amaro in polvere,
  • un pizzico di vanigliaBourbon in polvere
  • un pizzico di sale
  • 3 cucchiaini di lievito in polvere bio per dolce

200 g di cioccolato fondente a pezzetti (triturato grossolanamente)

200-250 g di noci macadamia tritate (grossolanamente)



Ingredienti freschi



da aggiungere al momento della preparazione



235 g di burro morbido

1 uovo a temperatura ambiente.



vi servirà inoltre:

una vaso di vetro a chiusura ermetica (io adoro quelli WECK)

nastrini e decorazioni

cartellini/etichette





- Miscelare la farina con gli altri elementi elencati, versare il mix sul fondo del vaso e disporlo uniformemente, pigiando un pochino. Proseguire con gli strati, quindi aggiungere lo zucchero, pressando un po', il cioccolato e le noci. Chiudere il vaso e sigillarlo. Decorare a piacere con nastri, campanellino o altro.

- Preparare le etichette con il nome della ricetta e le dosi degli ingredienti da aggiungere (se avete piacere potete anche descrivere il procedimento, anche se banale, per la preparazione dei biscotti. Nel mio caso: “Lavorare il burro morbido a crema, e aggiungere l'uovo continuando a sbattere. Unire per ultimo il mix pronto, impastando o a mano o con il robot/planetaria. Stendere la pasta di uno spessore di circa mezzo cm, con le formine coppare i biscotti ed infornare per 15-20 min a 175°. Far raffreddare e spolverare a piacere con lo zucchero a velo).



E njoy Xmas jars <3

















Happy Xmas :)

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Something's changing, something's happening.
Don't know what's specifically.
I feel the revolution, it's time for revolution.

Don't know where it brings, don't know if it's right.
So many feelings in head, and in heart.

Chaos, I said it, you're my essence.
I can't do anything against you.
Yes, I accept you.

And now I smile.
For one time, maybe the first one, I don't care.
And I love it.

...perchè in italiano non avrebbe avuto senso.

E tra tutto questo disordine, auguro a tutti a voi un sereno Natale, di cuore.
E tanti sorrisi. Quelli, l'ho imparato troppo tardi, non sono mai abbastanza. :)
 
< Happy Xmas everyone >

Almonds flour and yogurt waffles (gluten-free)

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Martina C. Presente.
Eccomi di nuovo qui, pronta (più o meno) per riprendere il ritmo di Me and food. In una settimana sono cambiate molte cose. Avete presente quando in un periodo breve di tempo succede un evento dietro l’altro e non ci si rende conto dei minuti che passano?!
Quando ci si sente leggeri, spensierati, felici. Quando si è stufi di veder solo il nero delle cose. Quando mille progetti invadono i pensieri, quando inizi ad aver voglia d’estate, di viaggi. Quando continui a canticchiare la solita canzone. Quando credi in te stessa, perché sai che le cose tu le puoi fare, lo hai visto con i tuoi occhi.

Avete capito bene quindi. Periodo positivo. Era passato del tempo, ormai non mi ricordavo nemmeno più cosa volesse dire stare bene e non pensare, ma vivere (forse anche voi ve ne sarete accorti che il tono in questo post è completamente cambiato ;)).
Tante porte si sono aperte ed è incredibile. A volte proprio nel momento meno aspettato le buone notizie si susseguono di continuo. Proprio in quel momento in cui credevi che le cose potessero andare meglio, ecco che ti si presentano le occasioni. Addirittura inizialmente sembra impossibile gestire tutto, proposte e impegni di ‘lavoro’ (sapete di cosa parlo) :) Però si sa com’è, quando si parte non ci si fermerebbe più. A questo punto non serve più sapere se sono o meno certezze, già il fatto che si siano presentate ti rincuora. Poi se diventeranno concrete sarà meglio. Intanto però ci sono.

Passando alla ricetta, che forse attirerà maggiormente la vostra attenzione, parliamo di una preparazione molto interessante. L’ho scelta intenzionalmente, perché era da tanto che volevo inaugurare questo genere di post. Arriverò subito al sodo. Sapete quanto adori i dolci, in qualsiasi situazione. Ecco, oggi però (e sarà la prima di una lunga serie) ho voluto pensare a tutti. O meglio, a molti. Questi bellissimi waffles sono senza glutine.
E’ un argomento molto delicato, non basterebbe nominarlo velocemente in un solo post. Infatti a riguardo, purtroppo c’è molta ignoranza e molte persone non sanno bene di cosa si tratti, e soprattutto non hanno la minima idea di come agire se si parla di cucina per ‘tutti’.
Per ora mi limito semplicemente a far avvicinare ognuno di voi a questo tema e sensibilizzarvi. Lo riprenderemo ancora, avremo tutto il tempo per confrontarci e parlare a proposito.
Iniziamo così da una ricetta facile e composta da ingredienti reperibili, anzi, che siamo abituati ad utilizzare sempre direi. Farina di mandorle fatta in casa (oppure acquistata, di una marca nominata nel Prontuario del Aic, mi raccomando!!), yogurt e una banana matura.
Sono la soluzione per una colazione o un brunch, tutti insieme. Sono allo stesso tempo un dolce, un po’ rustico (a me quelli finti non piacciono proprio) che si può accompagnare a sciroppo d’acero, o più semplicemente miele.
Io, anche se conosco questo mondo da molto e cucino spesso senza glutine, ho trovato questa ricetta perfetta e di elementare preparazione. E’ il punto giusto da cui partire per scoprire questa parte della cucina. Interessante, divertente, attenta.
Io direi che come inizio ci siamo, poi pian piano evolveremo il discorso.
Perché ricordo, fa bene a tutti, nessuno escluso :)


Waffles con farina di mandorle e yogurt (senza glutine)
tratta e leggermente modificata da Roost-A simple life

Ingredienti:
400 g di farina di mandorle *
1 pizzico di sale
½ cucchiaino di lievito per dolci *
1 ½ cucchiai di cannella in polvere
½ cucchiaino di noce moscata in polvere
4 uova
1 ½ cucchiai di miele
120 g di yogurt bianco al naturale
1 banana molto matura, schiacciata con una forchetta

*ingredienti da verificare nel Prontuario AIC

In una terrina mescolare tutti gli ingredienti secchi (farina di mandorle, sale, le spezie, il lievito) e  dolcificare con il miele. Aggiungere poi le uova, lo yogurt, mescolando ed infine la banana schiacciata. Incorporare bene tutti gli ingredienti per ottenere una pastella densa e corposa.
Cuocere i waffles nell’apposita piastra, leggermente imburrata, ponendo nella cialda un mestolo colmo di impasto e facendolo cuocere per circa 2 minuti.
Servire con miele, sciroppo d’acero, zucchero a velo (controllare il Prontuario) a piacere.

IMPORTANTE: la cottura del dolce varia da piastra a piastra, il valore della cottura nella ricetta è convenzionale, ma prestate attenzione al vostro attrezzo!

Note:

-          potete dolcificare il dolce con miele, come nella preparazione, ma anche sciroppo d’agave. La quantità è molto personale, nella ricetta il gusto non è eccessivamente dolce. Io l’ho apprezzato così (tenete in considerazione il ‘condimento’ che dopo va servito con i waffles) ma si può aumentare la dose.
-          le  misure che trovate nel testo sono il risultato della conversione in grammi da cups. Non è stato facile trasformare le dosi perfettamente, in realtà però parliamo di un errore di 10 g massimo, quindi sappiate gestirvi in base alla consistenza dell’impasto.
-          *parlando di dolci senza glutine è essenziale controllare ed informarsi sui prodotti utilizzati nella preparazione. Per aiutarvi, vi indico ciò che potrebbe non essere permesso nella dieta priva di glutine: farina di mandorle (io l’ho fatta a casa, tritando finemente le mandorle intere, mantenendo una forma grezza), zucchero a velo e lievito per dolci. Munitevi di Prontuario AIC, oppure fatevi aiutare da un amica/amico che hanno esperienza nell’ambito.

Candy cane chocolate cookies. And Happy New Year :)

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Perchè non è tempo di chiacchiere e pensieri.
Sono sempre stati tanti, alcuni dovuti. Non posso dimenticarli, far finta che nulla stia accadendo. Fingere e negare la realtà.

And I've got a strong urge to fly.
But I got nowhere to fly to.”

Nobody home, Pink Floyd, The Wall (film)

Credo di averla già scritta, questa frase.
Solo che questa volta scappare non è la soluzione. Anche se lo sento, come forte desiderio, non è fuggendo che le cose si sistemeranno. Fa più male, rimanere. Rivedere i posti, le persone e le abitudini. Ma devo farlo. Devo risolvere, devo sistemare. Staccare è lecito, necessario. Però devo capire, per me. 

 

Il periodo natalizio è terminato, molte cose stanno finendo, come è giusto sia. Lo avevo già anticipato su Facebook che non sarei stata propriamente coerente proponendo voi questa ricetta, forse sicuramente più indicata al periodo precedente al Natale. Questi candy cane chocolate cookies ricordano e riprendono evidentemente i biscotti da consumare alla sera durante l'Avvento, con un bicchierone di latte accanto. Avete presente i biscottoni da divorare davanti alla tv, mentre state guardando il classico film di Natale, avvolti da una calda coperta? Ecco, quella è l'idea che questi dolcetti volevano rendere. Quella che avrei voluto rendere io, per lo meno. Per una serie di motivi non è stato possibile e così, essendo tutto strano, tutto al contrario, tutto confuso, questi cookies, da me sono arrivati adesso. Quando tutto ormai sta per finire, e cambiare. Quando i film di Natale non hanno più quel significato tanto magico e tremendamente affascinante. Quando forse tutto non ha nemmeno più senso.



Fatto sta che questi biscotti ormai ci sono, simpatici e buffi, golosi e calorici. Quei bastoncini di zucchero rossi e bianchi, che dopo 19 anni ho trovato/ricevuto per la prima volta, dovevano finire da qualche parte. Perchè anche se non lo voglio ammettere, ci tenevo da morire a quei bastoncini. Perchè finalmente anche io, mi sono sentita come una piccola attrice di quei film di Natale, americani. Fiera di quelle caramelle lunghe a forma di bastone che appese all'albero son ancora più belle. E ancora una volta, forse una delle ultime, mi son sentita piccina, spensierata e speranzosa. Ad aspettare il Bello che arriverà, perchè so che succederà.




Non sto dicendo di fare come me, di sconvolgere ogni tendenza e di preparare ora questi biscotti tanto natalizi, trementamente fuori tema. Forse apprezzerete l'idea per l'anno prossimo, forse non vi invoglierà per nulla. Posso solo dirvi che con me hanno funzionato, che forse un po' magici lo sono. Che in parte mi hanno aiutato a trovare quello che quest'anno, anche per colpa mia, mi ero fatta sfuggire. :)

Infine, buon Anno gente. :)
Vi auguro una meravigliosa fine, un magnifico inizio.
All the best, always. :)

C andy cane chocolate cookies
tratta e modificata da Donna Hay

Ingredienti:

110 g di burro, morbido
175 g di zucchero di canna
1 uovo
un pizzico di vaniglia Bourbon in polvere
150 g di farina, setacciata
25 g di cacao amaro, setacciato
½ cucchiaino di bicarbonato di sodio
400 g di cioccolato fondente
4-5 bastoncini di zucchero (la dose dipende a seconda della dimensione delle caramelle)

Lavorare il burro morbido con lo zucchero, usando lo sbattitore o la planetaria, fino ad ottenere un composto cremoso.
Unire l'uovo e continuare a sbattere. In una ciotola mescolare la farina con il cacao, la vaniglia ed il bicarbonato.
Sciogliere 120 g dei 400 di cioccolato a bagnomaria, e tritare a piccoli pezzetti il resto. Quando il cioccolato è completamente sciolto, aggiungerlo al composto burro-uovo e mescolare.
Aggiungere con delicatezza e in più passaggi il mix di ingredienti secchi, continuando a sbattere. Unire per ultimo il cioccolato a pezzetti ed impastare. Formare delle palline di impasto, posarle sulle teglie da forno ricoperte con carta oleata e premere/appiattire i biscotti.
Cuocere i biscotti a 160° gradi per i primi 5-8 minuti, nel frattempo sminuzzare i bastoncini di zucchero.
Quando è trascorso questo tempo, cercando di essere il più rapidi possibile, incastrare nell'impasto semicotto i pezzetti di caramella sulla superficie dei biscotti.
Terminare la cottura per ulteriori 5-8 minuti (la cottura totale dovrebbe essere di circa 12-15 minuti).
Una volta pronti (deve formarsi una leggera crosticina) lasciarli raffreddare completamente.

Note:
  • l'aggiunta dei pezzettini di caramella va fatta a metà cottura poiché con il calore del forno, lo zucchero tenderà a sciogliersi. Se incastrerete i bastoncini fin da subito (prima di inizare la prima parte di cottura), lo zucchero dopo poco si scioglierà e a fine cottura non troverete più l'effetto dei pezzetti chiari, ma anzi piccoli crateri incavati, dall'effetto poco carino.
  • Potete conservare questi biscotti in contenitori ermetici per qualche giorno. Manteranno comunque la loro consistenza.




 

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